Resoconto di una presentazione molto speciale del mio romanzo
Auguro a chiunque decida di studiare il pianoforte, per diletto o per professione, di incontrare un’insegnante come Lucia Lusvardi. È lei che mi ha insegnato l’amore per la musica; quell’amore che alcuni hanno riconosciuto nelle pagine del mio romanzo La sorella di Mozart.

Si può insegnare l’amore per la Musica?
Io credo di sì; credo che si possa indurlo a sgorgare con improvvisa naturalezza; credo che si possa, avendone la sapienza, catalizzare nell’allievo la reazione chimica che porta dal dovere al piacere.
Tra la non esistenza e l’esistenza di qualcosa c’è solo uno stupefatto schioccar di dita, e la sensazione di benessere che induce a guardare al “prima” pensando: come facevo, senza? Come potevo vivere, senza aver mai compiutamente provato la gioia di rendere vivo e udibile un pezzo di carta?

Ringrazio la Signora Lusvardi per quel che lei sa bene di avermi dato, e che mi è difficile comunicare ad altri. La ringrazio per aver desiderato che presentassi il mio romanzo d’esordio a Mantova, quel romanzo che senza di lei forse non avrei scritto, che sicuramente non avrei scritto “così”.
E la ringrazio per essere affettuosamente intervenuta, nonostante tutto, alla presentazione del romanzo presso l’Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze, Lettere ed Arti (il 25 marzo 2006: il giorno dopo il mio compleanno). Non dico di più, perché so che lei preferisce così.
Aggiornamento. Diversi anni dopo questa presentazione, a Lucia Lusvardi ho dedicato un piccolo libro-intervista: Chopin “vu par moi”. Conversazioni con Lucia Lusvardi (con la prefazione della musicologa Elena Bittasi, a sua volta allieva della Signora Lusvardi). Purtroppo, il 27 agosto 2020, questa grande artista, donna e docente è venuta a mancare.
Ho studiato pianoforte solo un anno e poi ho lasciato.Ero piccola, non avevo ancora capito quanto mi avrebbe dato saper suonare la musica…
Che stupida che sono stata…
Meno male che esistono persone come la tua insegnante e come te che trasmettono l’essenza della musica…
Ciao Rita a presto.
Giglio.
Mia carissima,
una mia amica (si chiama Roberta) ha iniziato a studiare il pianoforte a 39 anni. Non sapeva leggere le note, non sapeva nemmeno strimpellare, e adesso suona tranquillamente il “Chiaro di luna” di Beethoven. Alcune persone rimpiangono di aver abbandonato la pratica della musica durante l’infanzia, e pensano che sia troppo tardi per riprendere. Non è mai troppo tardi, e non esiste un solo modo di far musica, e soprattutto non esiste il modo “giusto”…
Un abbraccio forte,
Rita
E’ vero non esiste un solo modo per far musica e non esiste quello giusto…
Chissa’ magari un giorno…
Grazie Rita..
Giglio
…è importante avere una insegnante o un’amica, qualcuno insomma che ti faccia da modello. E il modello che sempre colpisce è quello che ti trasmette con amore la passione per le cose, come in questo caso per la musica. L’esecuzione di un brano musicale non trasmetterebbe un gran che se l’interprete non partecipasse del moto dell’anima dell’autore: della sua gioia e dolore, fragilità e forza…dell’impeto artistico e dell’immaginazione che ha prodotto in lui l’opera! Ecco, penso che il modo giusto per imparare a suonare (e continuare a farlo) sia quello di provare amore. Proprio come è successo a te Rita, che hai iniziato a scrivere grazie all’amore profondo per la musica e per la giustizia…giustizia nei confronti di coloro che sono stati trascurati dalla storia perchè, come nel caso di Nannerl, donne o gente “comune”…
Roberta
Cosa posso dire di più? Niente, a parte “grazie”… grazie ad entrambe per averci comunicato i vostri pensieri così autentici e profondi, così originali e mirabilmente espressi… grazie ad entrambe, per esservi svelate nella vostra tranquilla verità.
Rita
Cara Rita,
è proprio come dici tu: rendere vivo un pezzo di carta, dedicandogli amore e pazienza, è un’esperienza meravigliosa.
All’inizio c’è la fatica (tanta) di decifrare segni che stentano a diventare suoni, di convincere dita indocili ad affrontare accordi e salti, provandoli mille volte. Ma quale emozione ti prende quando oltre i tasti cominci a sentire, sempre più distinta, la voce della musica!
Nelle pagine del tuo romanzo hai raccontato anche questo, ed è un’immagine commossa e veritiera (finalmente!) del fare musica: il migliore ringraziamento per quella persona speciale che è Lucia Lusvardi.
Ciao, e a presto
Elena
Quel che Elena Bittasi, con molta eleganza, non dice in questo messaggio è che è stata proprio lei (accanto a Mario Artioli) ad introdurre il romanzo e stimolare la discussione, nel corso della presentazione mantovana. Infatti compare anche nella seconda foto della serata, in posizione centrale. Mi ha anche confessato che prima di aver letto il libro aveva provato un moto di diffidenza, del tutto naturale da parte di chi abbia una preparazione specifica in campo storico o musicale (Elena si è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Mantova, con Lucia Lusvardi, col massimo dei voti, ed è anche laureata con lode in musicologia). Per fortuna poi ha cambiato idea… grazie, Elena!