Così, semplificando, afferma un’amica e collega sceneggiatrice in questa lettera che mi ha inviato e che pubblico con il suo consenso, purché non riveli la sua identità
Queste considerazioni sul ricatto sessuale le sono state ispirate dall’articolo Vallettopoli, 10 anni dopo (il Merolone).

Vorrei spezzare una lancia a favore del ricatto sessuale. Al di là dell’apparente provocatorietà dell’incipit, resta il fatto che messa nel classico formato “o me la dai, o scendi” la trattativa ha il pregio della chiarezza. Essa mette il ricattato/a davanti ad una forchetta etica adamantina, senza scappatoie. E presenta il vantaggio, laddove comprovata, di essere penalmente rilevante.
Il problema di tutta questa nebulosa di squallore è che siamo in presenza di una terra di nessuno; il do ut des si mescola alla seduzione, alle blandizie. Forse la stessa malcapitata non sa se allorquando cede, dopo una serata di corteggiamento, lo fa perché spera di lavorare o semplicemente perché sopraffatta dal fascino dell’uomo di potere. Probabilmente tutt’e due.
In ogni caso gli elementi costitutivi dell’illecito sono così sfumati da renderlo, di fatto, inesistente.
Forse più che sul ricatto, bisognerebbe interrogarsi sulla ricattabilità. A me, come a molti altri nello showbiz, è capitato di scendere a patti e di svendere, pur di lavorare, qualcosa di molto più prezioso (almeno a mio avviso) di una generica disponibilità sessuale: l’onestà intellettuale, la passione, la fiducia, il proprio bagaglio di esperienza. Tutta roba che è meglio accantonare, se non vuoi che chi ti sta sopra si senta “a disagio”.
E per quanto tu ti sia genuflesso/a sfoderando il più conciliante dei tuoi sorrisi, chi si sente “a disagio” con te, prima o poi ti fa fuori.
Per quello che mi riguarda, avrei preferito un’onesta mano sul culo.
Willie Loman
Non sono per niente d’accordo. Io non lavoro nello show -biz ma penso che l’onestà intellettuale, e tutte quelle altre robe,non sono AFFATTO più preziose della “generica”disponibilità sessuale. Ma poi perché “generica”???????? Non c’è NIENTE di più prezioso del corpo! Oooh, Willy!
Io invece sono completamente d’accordo con te, Willie. In tutta questa faccenda, di ipocrisia e moralismo ne abbiamo sprecati a piene mani. Non ho mai conosciuto le innocenti vallettine di campagna, vittime, sotto i neon delle insalubri stanze di viale Mazzini, dei vari poliponi di partito. Ne ho conosciute altre invece, che coi medesimi poliponi andavano a cena e in barca, e non parevano eticamente lacerate. Più che dispiacermi per loro, mi verrebbe di farlo per quelle più integerrime, o semplicemente più bruttine, che l’altrui intraprendenza ha tagliato fuori dal gioco.
Grazie per il tuo intervento, Menotti, e non sapevo che avessi creato un blog collettivo di fumettisti. Complimenti!
Mah… siamo sicuri che la questione riguardi solo le belle pulzelle? Io conosco una sceneggiatrice che sembra una mucca, e si fa strada in televisione grazie a un sapiente lavoro ai fianchi, che comprende anche coinvolgimenti più o meno romantici coi capi, o magari progetti di coinvolgimenti dai quali si tira indietro all’ultimo momento – gioco pericolosissimo, che prima o poi le esploderà in faccia.
Inoltre, il fatto che esistano delle ragazze che si stimano così poco da ritenere di non saper fare nulla (cantare? Ballare? Sorridere alle telecamere?) a parte i pom…i (attività comunque rilevante nell’arco di un’esistenza), non mi sembra che vada liquidato con un’alzata di spalle e un giudizio di moralismo o ipocrisia. A mio parere, il modo per dare rilievo alle proprie doti intellettive (o artistiche) è basare la propria ambizione su quelle; non lamentarsi perché qualche cattivone ci ha costretti a “svenderle”.
Cara Rita,
grazie per questo tuo blog che trovo davvero speciale. Mi sembra una sottilissima linea invisibile che accomuna persone che come me hanno qualcosa da dire su argomenti di interesse comune.
Sono rimasta molto colpita nel leggere l’articolo della tua collega. Proprio in questo preciso momento in cui riflettevo su una mia esperienza simile.
Forse sono nella condizione di “scendere” perchè anche volendo… non me la sento di “darla” a un essere che potrebbe essere mio nonno e che con la sua presunta superiorità intellettuale e il suo potere vuole ottenere come dire… certi favori.
Il ricatto sessuale è sempre una doccia fredda quando ha luogo, e certamente ha ragione l’autrice che afferma come sia anche peggio dover scendere a compromessi con la propria intelligenza e/o bagaglio culturale.
Il fatto è che il messaggio che questi loschi individui (è un eufemismo!)ci vogliono trasmettere è il medesimo in entrambi i casio: e cioè che non siamo abbastanza, che non valiamo abbastanza ect ect…. che non abbiamo abbastanza in mezzo alle gambe…??
Deve essere il mio periodo, ma da ieri ho collezzionato una mano sul culo da un maleducato, e oggi un ricatto sessuale da un ottantenne… domani cosa mi aspetta??
Meglio mischiare l’amaro col riso e a domani la riscossa.
L’augurio che faccio a tutte noi donne, che viviamo tutti i giorni piccoli e grandi soprusi, è quello di riuscire ad affrontarli, aggirarli e superarli in barba a quel qualcosa che ci manca in mezzo alle gambe e grazie a quel qualcosa in più che ci ritroviamo nella testa.
Scusate lo sfogo, grazie per la comprensione.
Iris
Carissima Iris,
la vuoi la verità? Io non sono tanto d’accordo con la mia collega e amica. Secondo me dover scendere a compromessi sul piano intellettuale non è affatto peggio di un ricatto sessuale. Pensarla così mi sembra solo uno dei tanti modi per stabilire una presunta superiorità dell’intelletto sui sentimenti. Ribadisco: presunta.
Ma la cosa fondamentale, a mio avviso, è questa: alla ricattata resta quella bruttissima sensazione di essere trattata come una cosa che non val niente, che tu descrivi così bene e con tanta sincerità. Colei che cede, lo fa perché è stata indotta a pensare di non valere niente, anche se è bella da mozzare il fiato. Tutta la mia solidarietà, e un abbraccio pieno d’affetto, a chi ritiene di valere troppo per trastullare la carne vizza e pendula di un vecchio porco ricattatore.
Rita
Rita, grazie per aver avuto la possibilità di raccontare questa cosa, e grazie davvero per le tue parole affettuose e incoraggianti!
A presto!
Iris
Complimenti per la discussione e per gli interventi, veramente interessanti. Io volevo portare una testimonianza. ho quattro sorelle (quattro iene) ricordo una volta su un autobus (io ero piccolo) un vecchio fece la mano morta ad una delle quattro, lei si girò e lo massacrò di botte…l’aneddoto non è isolata. Ovviamente su quattro sorelle una sola è sposata!
altra testimonianza: mi sono trovato in situazioni di “potere”, cioè facendo regie e produzioni ho avuto a che fare con molte attrici e attori, credetemi, non hanno aspettato il ricatto…Infine per quanto riguarda l’onestà intellettuale e il bagaglio d’esperienze, forse neanche Michelangelo avrebbe dipinto la cappella sistina!!!
tuttavia chredo che la condizione della donna sia assolutamente peggiore di quella del maschio, credo anche che molto dipenda da lei.
roberto D’alessandro
Eccone un altro che pensa che le donne siano tutte di malaffare, tranne la sua mamma (in questo caso la sorella).
cara Rita , concordo sul fatto che in effetti, specialmente se non si muore di fame, il termine “costretti” suoni eccessivo. Però il dato concreto è che in questo sistema i datori di lavoro , per uno sceneggiatore televisivo sono due,Rai e Mediaset. Due miseri tavoli di trattative, punto. I produttori sono strangolati, presi per le palle, non contano nulla. Dunque tu di fatto dipendi da un pugno di persone, sempre quelle, che ruotano intorno alle rispettive strutture fiction.C’è una debolezza contrattuale, in sostanza, ai limiti della legalità, in America se ne occuperebbe l’Antitrust.
In questo quadro, come è possibile, fondare le proprie ambizioni sulle proprie doti intellettive? Io credo sia molto difficile perchè per farlo bisognerebbe sentirsi liberi di dire quei “no” che sono il nutrimento di ogni etica, sessuale, professionale,o umana che sia…
Willie
Cara Willie,
la situazione della televisione italiana che descrivi (con sinceri accenti di frustrazione, perfettamente comprensibili) è quella purtroppo ben nota: il monopolio mascherato da duopolio e la debolezza dei produttori – il cui effetto è una generale mediocrità dei programmi in onda, per non parlare dell’indottrinamento ideologico.
Al momento sto attuando una piccola forma di protesta: non guardo la televisione. Non ho proprio più l’antenna.
Mi rendo conto che non è un’iniziativa di grande impatto sociale, ma lo sai che ascoltando la radio, leggendo i giornali e guardando i notiziari su Internet si vive meglio?