Una presentazione del romanzo vivacizzata da interventi non del tutto in argomento…

Località: Arezzo, Casa Museo di Ivan Bruschi. Situazione: nell’ambito della “Notte Rosa”, presentazione de La sorella di Mozart. Svolgimento: l’autrice del romanzo ne sta leggendo un passo, ove si parla della Fantasia per pianoforte in re minore del Maestro. Alle sue spalle il pianista Patrizio Paoli, seduto alla tastiera, è pronto a eseguirla. La sala è gremita e silenziosa, il pubblico favorevole e cordiale. L’organizzatrice e anima dell’evento, Alessandra Baroni, si guarda intorno e gioisce per il successo dell’iniziativa…
📳 📳 📳 DRIIIN!!! 📳 📳 📳
Per la verità lo squillo non si è sentito, ma molto bene si è sentita la voce di colei che parlottava al cellulare: una signora dai capelli rossi, rannicchiata a testa bassa su una poltroncina in quarta fila. Nessuno osava dirle: “Shhh!” ma diversi spettatori le rivolgevano occhiatacce che lei non vedeva perché, giustappunto, era rannicchiata.
A quel punto l’autrice che fa? Continua a leggere, tanto prima o poi la telefonata finirà, pensa; e la signora invece non smette di borbottare. Le occhiatacce si intensificano; si vede anche qualche occhio fuori dall’orbita; e la signora dai capelli rossi parlotta e parlotta, imperterrita. L’autrice, mentre legge, pensa: il brano è quasi finito; se non la fermo, quella continuerà a cianciare anche quando suonerà il pianista; e quando la serata sarà finita e la sala si sarà svuotata, lei sarà ancora lì, con l’orecchio in fiamme. La signora dai capelli rossi è entrata in un tunnel e non ne è consapevole. Bisogna aiutarla.
“Scusi, potrebbe smettere di telefonare, per favore?”
Un attimo di sorpresa, poi la rossa alza lo sguardo, e non pare contrito. “Sto parlando col mi’ figliolo che è andato all’estero, è la prima volta che prende l’aereo da solo, e…”
Dalla sala si levano voci: “È un’indecenza! Ma le pare il caso?”
L’autrice le sovrasta: “Lei ha tutto il diritto di parlare col su’ figliolo, ma se lo facesse fuori di qui, sarebbe più cortese.”
“Io non pensavo si sentisse!”
“Si sente, eccome. Allora, che fa, esce?”
La signora non coglie l’invito ma chiude frettolosamente la telefonata col figliolo, forse spegne addirittura l’apparecchio (chi può dirlo?) e la lettura può riprendere.
Alla fine della serata, quando tutti erano in piedi e conversavano, l’incidente è stato ampiamente dibattuto. Qualcuno ha anche rimproverato aspramente la signora, che però continuava a opporre i suoi diritti di madre e forse era anche abbastanza compiaciuta per l’attenzione della quale si ritrovava a essere oggetto.
Una spettatrice è venuta a dirmi persino: “Le chiedo scusa a nome delle donne aretine”. Io le ho risposto: “Scherza? Adesso ho l’argomento perfetto per il post di domani sul mio blog!” 😂
Non conosco l’origine dell’appellativo “notti bianche” per cotali manifestazioni. Debbo comprendere che “notti rosa” ha a che fare con le quote rosa? Che orrore! Per il resto sono felice per quella che mi sembra di capire sia stata una riuscitissima serata.
Quanto alla tua gestione dell’episodio di disturbo, chapeau!
Grazie!
Un amico mi segnala che i gestori di alcuni teatri inglesi, esasperati dal continuo trillare dei telefonini, stanno pensando a dispositivi tecnologici che ne inibiscano il funzionamento. Ce la faranno?
A proposito invece di “notte bianca”, mi si dice che è la traduzione un tantinello frettolosa del francese “nuit blanche”, che (come saprai) vuol dire notte IN BIANCO.
Ciao!