In quest’anno mozartiano ormai agli sgoccioli, l’Accademia Filarmonica di Bologna celebra il Maestro insieme a uno dei suoi Maestri, insieme a uno dei suoi Maestri. Vi parteciperò anch’io

“Perti, Martini e Mozart”: un modo originale per occuparsi del genio austriaco. Una scelta che s’impernia anche su curiose coincidenze temporali. Come tutti sappiamo, Wolfgang Amadeus Mozart nacque 250 anni fa, nel 1756. Nello stesso anno morì Giacomo Antonio Perti, membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna, la sua città; Giovanni Battista Martini, anche lui bolognese e filarmonico, nacque invece nel 1706, 300 anni fa.
Il Convegno Un anno per tre filarmonici di rango: Perti, Martini e Mozart, curato da Piero Mioli, si svolgerà negli splendidi locali dell’Accademia Filarmonica di Bologna venerdì 3 e sabato 4 novembre 2006 e comprenderà anche un concerto.
Nel pomeriggio di sabato anch’io terrò una relazione, dal titolo Donne, romanzi, fantasie. Indovinate di chi parlerò? Qui di seguito, l’abstract.
Donne, romanzi, fantasie

Il titolo di questa relazione ricorda quello di un saggio che Virginia Woolf scrisse tra il 1928 e il ’29: Le donne e il romanzo. In seguito la scrittrice lo modificò in Una stanza tutta per sé — e con questo titolo il saggio è passato alla storia, ed è divenuto un classico della letteratura femminista europea.
Nell’affrontare il problema della scarsa produzione letteraria femminile, la Woolf prova ad immaginare come sarebbe stata la vita di un’ipotetica sorella di William Shakespeare, dotata dello stesso talento di suo fratello e ardente della stessa passione per la poesia e il teatro. E’ facilmente intuibile che non sarebbe riuscita ad esprimere le sue attitudini.
Se nell’Inghilterra della seconda metà del Cinquecento le donne non ricevevano alcuna istruzione, erano proprietà del marito e non potevano possedere denaro né guadagnarlo, nell’Austria della seconda metà del Settecento erano difficilmente destinate a vivere della propria arte. Così il grande talento musicale del quale Nannerl, sorella di Wolfgang Amadeus Mozart, era dotata, andò sprecato — come tanti talenti nati in corpi femminili o, per dirla con la Woolf, “imprigionati in un corpo di donna”.
A nulla valse la stima che suo fratello nutriva per lei, a nulla valsero gli incoraggiamenti che le dava a comporre ancora: di quel che scrisse Nannerl Mozart non è rimasta traccia, e lei divenne una brava pianista e una brava insegnante. Nulla di più.
Perché creare un romanzo su questa vicenda (La sorella di Mozart), e non un trattato? Il bacino d’utenza dell’opera di finzione, rispetto a quello di una biografia storica, è senz’altro più ampio; quindi il genere consente una maggiore diffusione dei contenuti. D’altra parte, l’autore si trova immediatamente ad affrontare il problema della linea di demarcazione tra il dato documentato e la sua immaginazione. Resta da stabilire se il parto della fantasia vada bollato come falso, quindi senza importanza o magari esecrabile, o non sia piuttosto un altro tipo di realtà, obbediente a regole precise — e soggiacente ad uno scopo etico chiaro: quello di divulgare la figura e la musica di Mozart.
Ho letto la sintesi della relazione. Ho qualche dubbio sulla conclusione: “La sorella di Mozart” non mi pare abbia il fine ultimo di divulgare la figura e l’opera di Mozart. E’ sì un altro tipo di realtà, ma utile per altre cose: diffondere i sapori e gli odori di un’epoca ormai lontana, reincarnare, come in un universo parallelo, la figura di Nannerl, illustrare le condizioni di subordinazione da cui le donne sono da poco, e non ancora completamente, uscite, dimostrare comunque ancora una volta la grandezza del creato, la cui fecondissima dualità trova il suo coronamento nella dialettica maschio/femmina della specie umana.
Te pias?
In realtà i commenti più sorprendenti che ho ricevuto, e anche i più commoventi, sono stati del tipo: “Ho iniziato ad ascoltare la musica classica dopo aver letto il tuo romanzo” – “Non vedevo l’ora di ascoltare il Concerto Jeunehomme e la Fantasia in Re minore“…
Ovviamente le esperienze di lettura sono diverse e varie: in questo sta la grandezza della tua opera.
Per quanto mi riguarda ti dirò qualcosa di politically incorrect.
1° Mozart non mi entusiasma. Alla sua musica preferisco molte altre. Due soli esempi: Giorgia (sic) e Sciostakovitch
2° Non ho mai condiviso il vezzo di inchinarsi al sommo genio dei Mozart, Bach e Beethoven. Erano dei professionisti della musica non più geniali, anche se eccelsi, di professionisti eccelsi in altri campi, né di professionisti odierni. Perché, pur apprezzandone la musica, nessuno taccia di genialità un Dalla o un De André? Si dirà: ma quegli altri hanno resistito all’usura dei secoli. Per i secondi bisognerà attendere altri due secoli. E qui sono sull’orlo di un baratro (distinzioni tra musica colta e musica leggera) da cui per ora mi ritraggo.
Ti ringrazio sommamente per “la grandezza della tua opera” ma ti scongiuro di non esagerare!
Ciao!
A me invece la sintesi della relazione è piaciuta molto, e aggiungo che, secondo me, il fine ultimo de
“La sorella di Mozart” è sì l’intento di divulgare l’opera di Mozart, ma anche quello di
far conoscere, appunto, la figura di Nannerl, così tanto messa da parte nei secoli.
Un piccolo appunto a quanto detto da Leonardo: la musica classica (Mozart o altri) può
non piacere, ma da qui a non riconoscere la grandezza di un Genio di qualsiasi arte o scienza
egli sia… beh… ce ne passa!!!!!!!!!!
Cara cotoletta alla milanese,
non ho detto che la musica di Mozart non mi piace, ma solo che non mi entusiasma. Ovvero non mi commuove, non mi fa accapponar la pelle, non mi fa sognare, non mi consola. Arrivo a dire che in certi, ben limitati casi, mi annoia pure (oddio, l’ho detto!). Ma, stanti così le cose, come faccio a riconoscere il genio di Mozart? Esistono forse procedimenti del pensiero analitico e del ragionamento che consentono di dare la patente di genio a questo musicista e a quello no? Dopo tutto forse sì.
Mi insegnarono e dicono che nel campo della letteratura Shakespeare, Dante, e, forse appena un po’ defilato, Manzoni, sono stati dei geni. Mi inchino al parere degli esperti. Tuttavia, nulla ho letto di Shakespeare, ma gli altri due, se non me lo ordinassero, non mi verrebbe mai in mente di definirli geni.
Senza dubbio è per mia pochezza.
Ti propongo una definizione di genio. Uno che non rispetta le regole consolidate della sua arte o scienza o mestiere viene normalmente considerato un incapace o uno sprovveduto o un mentecatto. A meno che… A meno che non sia un genio, nel qual caso la sua opera non convenzionale è innovazione e diventa per i suoi successori paradigma di nuove regole.
Mozart risponde a questo criterio?
Certamente sì! Mozart è un genio perché ha ispirato molta dell’espressione musicale successiva. E Dante è un genio perché con allusioni,versi, espressioni apre un mondo intero alle menti di tutti i tempi. La musica di Mozart ti rapisce,come i versi di Dante.
Caro scooter dell’Aprilia ;-),
tu hai dato una definizione di genio… Ebbene io te ne do un’altra: genio è colui il quale è capace di dare “una forma di vita” alla sua sensibilità, trasformandola in qualcosa di unico e meraviglioso, fruibile da quanti riescono a comprendere tale sensibilità, siano esse note o versi o altro. Questo è per me il Genio, questo è il criterio cui risponde Mozart secondo me.
Saluti.
Ragazzi, vi ringrazio tutti per i vostri contributi, che rendono questo blog davvero speciale. A volte si va un po’ in polemica, vabbè… personalmente non disdegno le provocazioni e penso che un mare increspato sia sempre meglio della calma piatta.
Quella del Genio è una questione così interessante! Di solito si dice che l’intelligenza è la capacità di creare sintesi originali; può darsi che il Genio sia l’espansione di tutto questo. E ho idea che l’essere stato un bambino prodigio elevi Mozart al di sopra dei comuni mortali in modo tangibile e indiscutibile.
(psst… anche Nannerl era una bambina prodigio… ma non lo dite in giro… eheheh…!)
Ancora sui geni.
Trovo che l’ultima definizione della schnitzel sia un po’ troppo ritagliata su manifestazioni dell’ingegno umano di tipo artistico. Solitamente la nozione di genio è collegata piuttosto a quella di potenza intellettuale. Domando: si può dire di Newton che ha dato “forma di vita” alla sua sensibilità? Se no, allora questa definizione è incompleta (ammesso che voglia dire qualcosa…).
Neanche l’accenno di rita alla questione del bambino prodigio mi convince. Di solito penso ai bambini prodigio, almeno quando sono dei pianisti, come a degli esseri che sviluppano precocemente capacità o abilità di tipo ginnico. Mi ricordano un po’ i cani ammaestrati che sanno fare cose che sono precluse ai comuni mortali (canini).
Senza offesa per nessuno.
Ciao
PS.: due cose mi irritano di questo blog.
1) perché i post riportano l’ora di invio e non la data?
2) perché non si può essere avvertiti in automatico quando qualcuno risponde al tuo post?
Senza offesa, se non ti convincono le definizioni altrui, perché non ne formuli una tua? Siamo tutti pronti ad accogliere contributi! E per la verità mi sembra naturale che in questo blog, nel parlare di genio, ci si riferisca di preferenza a quelli musicali o artistici.
Riguardo all’ora di invio e non alla data, è una caratteristica di questo modello che, almeno per il momento, non desidero cambiare. Non so se esista una funzione che consente di essere avvisati dei nuovi commenti; dei nuovi post sì, bisogna sottoscrivere il feed RSS; dei nuovi commenti non lo so, ma non lo escludo. Probabilmente bisogna fare un giro sul sito di Blogger per scoprirlo. Ciao!
Torno di nuovo a dire la mia.
Anzitutto tengo a precisare che
nella mia definizione mi stavo riferendo, come ha ben giustamente scritto Rita,
a geni di tipo artistico in generale (considerato il blog in cui ci stiamo esprimendo, mi sembra
del tutto ovvio…!).
In secondo luogo una domanda mi sorge spontanea:
un allineamento di gusti crea sempre aggregazione e infatti questo blog dovrebbe aggregare
persone caratterizzate dalla comune passione per la musica di Mozart. Stante questa
fondamentale considerazione, mi domando: ma perchè mai persone a cui la musica di Mozart
“non fa sognare, non consola…. e annoia pure” continuano imperterrite a lasciare messaggi
su questo blog che sembrano un esercizio di stile un pò narciso volto a
distinguersi dalla massa?
Senza offesa per nessuno esistono sicuramente altri blog in rete (magari di Giorgia e Sciostakovitch)
…
Infine, per quanto riguarda il discorso dei bambini prodigio e del “felice” accostamento ai cani ammaestrati,
ricordo che Mozart bambino non solo suonava perfettamente (e qui passi pure l’
abilità di “tipo ginnico”) ma era capace anche di comporre, e non credo che questa possa essere
elencata nella lista delle attività insegnate agli animali ammaestrati.
Passano i giorni, e Leonardo non si pronuncia: avrà concluso che effettivamente questo blog non fa per lui!
Già…! Oppure può essere che non ha ancora risposto in quanto non è stato “avvertito in automatico” appena qualcuno risponde ai suoi post…! Ehehehehe!