Un manuale di scrittura che è un eccellente strumento di comprensione delle dinamiche profonde che animano ogni storia
“Nelle grandi narrazioni, non solo cinematografiche, i protagonisti si dividono in due grandi categorie. Da una parte gli eroi che non cambiano — che entrano nella storia già come eroi e per questo, dopo mille avventure, risolvono il problema e ristabiliscono l’equilibrio senza cambiare di una virgola (è il caso degli eroi western alla John Wayne, di 007 o di quasi tutti i protagonisti dei B-movie d’azione).

Dall’altra, il protagonista acquista consapevolezza e supera un problema interiore che spesso non sapeva di avere. In questo caso, il raggiungimento dell’obiettivo sul piano della trama è servito a far crescere umanamente il nostro eroe, e noi spettatori con lui.
Questo libro spiega come gestire l’arco di trasformazione del personaggio. Il nucleo del modello teorico di Dara Marks consiste nell’individuazione di un motore che sottende la scrittura di ogni grande storia. La scoperta, cioè, che a dare spessore umano al racconto è una relazione tra il movimento della trama e lo sviluppo interiore del personaggio, a partire da una ‘ferita inconscia’ che lo affligge all’inizio del suo percorso. L’arco di trasformazione è il cammino necessario a risolvere la maggior parte dei problemi di base di una sceneggiatura, ma anche il racconto delle tappe di un processo di crescita verso una consapevolezza che riguarda tutti noi.”
(Dalla scheda dell’editore Dino Audino.)
Dara Marks (questo il suo sito ufficiale) è la miglior consulente per sceneggiatori di Hollywood: lo afferma la prestigiosa rivista Creative Screenwriting. Ho avuto la fortuna di seguire diversi suoi seminari, presso la RAI, per la prima volta nel febbraio 2003. In quell’occasione, Dara analizzava alcune trame cinematografiche dal punto di vista della mitologia classica: gli dei e gli eroi. È stato affascinante pensare a Marcellus Wallace e sua moglie, personaggi di Pulp Fiction, come Plutone e Proserpina, oppure a Sonny de Il Padrino come Ares/Marte, o ancora a Erin Brockowich (personaggio interpretato da Julia Roberts) come Minerva.
Ed è stato ancor più affascinante scoprire come, senza esserne consapevole, avevo attribuito all’eroina del mio romanzo La sorella di Mozart alcuni tratti della dea Artemide/Diana. Già allora stavo lavorando sulla mia protagonista e mi resi conto con stupore che non solo ne avevo fatto un’amante della natura, una giocatrice di tiro al bersaglio dalla mira infallibile, una ragazza dall’aspetto virginale, dai modi diretti e incapace di strategia e mediazione; ma anche che un altro personaggio le attribuiva esplicitamente l’appellativo “Diana cacciatrice”. Divenirne consapevole è stato di fondamentale importanza nel prosieguo del lavoro.
Questa volta, lo scorso febbraio sempre presso la RAI, Dara ha dimostrato come ogni storia ben raccontata rappresenti un’evoluzione dell’anima del suo protagonista; un percorso che, con mille variazioni individuali, fa parte dell’esperienza di ognuno di noi. Ed è questo l’argomento del suo libro.

Il lavoro di Dara Marks si basa su una ricerca psicologica profonda. Il suo insegnamento offre un eccezionale strumento di comprensione delle dinamiche che animano ogni storia, e dei suoi significati simbolici. Accostarvisi rappresenta un’occasione per riflettere non solo sul proprio lavoro di autori, ma anche sul proprio personale percorso evolutivo.
La foto qui sopra, che mi ritrae insieme alla docente, è stata scattata (da Domenico Matteucci, grazie!) al termine di una conferenza che lei ha tenuto presso l’associazione degli sceneggiatori italiani, la SACT. Il seminario presso la RAI è parte del Corso di Sceneggiatura RAI-Script, che si avvale dell’insegnamento di molti prestigiosi professionisti italiani, tra i quali Francesco Scardamaglia, Stefano Reali, Gino Ventriglia e il già citato Domenico Matteucci.
Strane le coincidenze nella vita.
Stamattina ho finito di leggere L’arco di trasformazione, mi sono mangiato dei cracker e mi sono seduta per controllare l’email… ed ecco che trovo questo tuo articolo.
Che piacere! E sono d’accordo: il libro mi ha aperto un mondo.
Chissà se sono davvero “coincidenze”!
Bella la tua pagina, Tara. Di classe. Ciao!