Quando nelle fiction si trattano temi “sensibili”, bisogna fare attenzione a non offendere chi detiene il potere

Di mestiere diciamo ordinario io scrivo sceneggiature per la televisione, e a proposito dell’aborto, tema tanto discusso in questi giorni, vorrei condividere con voi due piccole esperienze del “dietro le quinte”. Cose che mi è capitato di vivere e di vedere, quando si tentava di occuparsi di argomenti sensibili all’interno di una fiction.
“Dietro le quinte” n. 1: ABORTO E CONTRACCEZIONE
Vi sarà capitato diverse volte di seguire, nella fiction italiana (supposto che la guardiate), storie di adolescenti sconsiderate che restano incinte e si trovano di fronte al dilemma: lo tengo oppure no? La storia si svolge sempre nel seguente modo: la ragazza incinta parla con un prete, o con una persona più anziana e più saggia, oppure con una donna sui quaranta che sta tentando disperatamente di far figli e non ci riesce, oppure vede l’ecografia e si commuove, e insomma alla fine capisce che non può commettere l’orrenda mostruosità e tra mille uccellini che le cinguettano in testa tiene il bambino.
Questo, sappiate, non accade perché gli sceneggiatori italiani hanno poca fantasia o sono tutti antiabortisti. Questo accade perché queste sono le uniche storie che le reti televisive italiane ti fanno raccontare. Se uno fa una proposta diversa, viene gentilmente convinto che non è una proposta fattibile; siamo giunti al fatto che nessuno fa più proposte diverse, perché tanto sa che saranno rifiutate. Nei dialoghi non si può nemmeno usare il termine “preservativo”; se lo usi, qualcuno inevitabilmente te lo cancellerà. (Ecco uno dei tanti sistemi attraverso i quali in questo Paese, da alcuni anni a questa parte, si tenta di ripristinare la cultura del “non lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a Dio”).
“Dietro le quinte” n. 2: PILLOLA DEL GIORNO DOPO E PILLOLA ABORTIVA
La scrittura televisiva è nella maggioranza dei casi collegiale: si lavora in gruppo. Di conseguenza ci si ritrova spesso a discutere le storie con altri, a fare “brainstorming”. E in più di un’occasione io mi sono resa conto della confusione che c’era, nelle menti dei miei colleghi, tra le due pillole (contraccettiva la prima, abortiva la seconda). Questo perché il dilemma dell’adolescente incinta prima o poi tocca raccontarlo, e allora viene fuori il discorso di come il personaggio intenderebbe procedere all’aborto (al quale non procede mai).
Una volta ho capito che un paio di miei colleghi (maschi) pensavano che le due pillole fossero la stessa cosa, e quando ho tentato di spiegare la differenza mi hanno guardata con grande imbarazzo e hanno sviato il discorso: di queste cose, anche tra gente presumibilmente sveglia, non si riesce a parlare. Un’altra volta ho fatto giusto in tempo a dire che al momento la pillola abortiva esiste in via sperimentale nell’ospedale di Pontedera, ed uno mi ha detto con aria estremamente spiritosa: “Dove tu vai a prenderla una settimana sì e una no, vero?!”
Vorrei tentare, adesso, di uscire dal piccolo schermo e di ampliare il discorso.
Facciamo un po’ di chiarezza
LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO (vedi anche questo sito dedicato) non ha niente a che fare con l’aborto: è un contraccettivo di emergenza. La si prende a poca distanza dal rapporto a rischio, quando l’eventuale impianto dell’ovulo non può essere avvenuto e di gravidanza non si può parlare. La si prende se si è rotto il preservativo, o se disgraziatamente si è subita una violenza. Non si può andare in farmacia e comprarsela come si comprerebbe l’aspirina. Deve essere prescritta da un medico (di famiglia, del consultorio, del pronto soccorso, ginecologo, AIED) e la ricetta non è ripetibile. Il medico deve valutare attentamente se potrebbe essere in corso un’ovulazione e quindi la gravidanza indesiderata si potrebbe instaurare, e in tal caso la prescrive.
LA PILLOLA ABORTIVA, o RU-486, o Mifepristone, è un’alternativa all’aborto chirurgico ed è in uso in tutti i Paesi dell’Unione Europea tranne Irlanda, Portogallo e, neanche a dirlo, Italia. Tra poco dovrebbe arrivare diffusamente anche da noi e tutto questo tafferuglio è probabilmente un tentativo di impedirlo. La donna che prende questa pillola sta male di brutto, più o meno quanto sta male la donna che abortisce chirurgicamente. Il vantaggio è che la gravidanza si può interrompere molto presto, mentre con l’aborto chirurgico si deve aspettare che l’embrione si sviluppi un pochino, altrimenti l’intervento non riesce e, reggetevi forte, va ripetuto. Inoltre evitare di andare sotto i ferri non è un vantaggio da poco. I medici devono fare indagini accurate prima di decidere se somministrare questo farmaco e devono soprattutto escludere che la gravidanza sia extrauterina. Conosco una donna che proprio in questo modo ha saputo, molto precocemente, di avere una gravidanza extrauterina, che è una cosa pericolosissima, e così ha avuto salva la vita. Quindi, Dio benedica la RU-486.
Rita hai detto bene, mi sono sempre interessata di sceneggiatura fino al giorno in cui ho smesso di sognarla perché schifita da quel poco, pochissimo di mondo del quale narri tu, che ho conosciuto. Perché se deve trattarsi di un mestiere, fra l’altro il meno gratificato (chi conosce Flaiano?), preferisco farne uno più modesto, e scrivere per i miei cassetti e per giunta non in forma di sceneggiatura.
Tu che ormai ci sei dentro, nel limite del possibile e senza spaccarsi la testa sul muro… lotta.
Hai fatto bene a specificare le dovute differenze. Sto diventando, gradatamente, femminista. Bello anche il post di Lameduck e quello che dice sugli uomini, purtroppo, comincia a sembrarmi dannatamente vero.
Grazie Rita per questo splendido post. Due cose: la tua descrizione dell’ambiente fiction televisive è ancora peggio di quanto mi fossi mai aspettata. Evidentemente devo curare il mio ottimismo. La seconda è che non si vuole eliminare l’ignoranza di educazione sessuale che regna nel nostro paese. Pensare che la chiave per evitare l’aborto sarebbe tutta lì.
Mi si gela il sangue anche a leggere che per la pillola del giorno dopo vi sono tante resistenze e difficoltà.
Ho già capito, ci toccherà fare altri post informativi sull’argomento.
Grazie ancora per avermi dato la possibilità di conoscere il tuo blog. Ciao
Da giovane aspirante scrittrice/drammaturga quale mi sento, non mi stupisco di leggere questa realtà televisiva. E il fatto che io non mi stupisca mi fa rabbrividire. Così giovane, e già così disillusa. Ma soprattutto, uno di questi giorni, ho acceso per sbaglio la televisione, e ho ascoltato un po’ questo dibattito sull’aborto. La domanda che continuava a ronzarmi in testa era: “Ma non l’avevamo già fatto? Già visto? Già detto?” Siamo davvero nel 2008? Le tue parole mi hanno fatto riflettere, e ancora non mi so dare una risposta. Felice di aver scoperto questo blog…
@ guccia: il tuo discorso è giustissimo e perfettamente condivisibile. Se posso permettermi, però, non solo per i tuoi cassetti: sarebbe bello che pensassi anche alle librerie degli altri.
@ Lameduck: grazie a te, e vedo con piacere che gli aderenti alla campagna di rianimazione dei laici continuano a crescere. Riguardo alla pillola del giorno dopo, mi sembra che vi siano resistenze anche da parte delle donne. Ricordo una mia antica amica che mi raccontò di averla presa, e che le aveva fatto scoppiare tutti i capillari tutti insieme, e che da allora le era venuta una ritenzione idrica che lèvati. Mi sa che sono palle.
@ Mokorrigan: grazie per la visita, e complimenti per il tuo bellissimo blog. In effetti in televisione si lavora in un clima soffocante, non ci sono altre parole, ma non è detto che debba essere così in eterno. Si solleverà, prima o poi, questa cappa che impedisce la libera espressione. Finirà l’autoritarismo delle reti. Si potrà fare una televisione migliore. Sempre, naturalmente, per chi la guarda.
P.S. Grazie a colui che mi ha ricordato, in privato, un altro intollerabile luogo comune della gravidanza televisiva: la nausea. E grazie anche alla collega che mi ha scritto: “io NON voglio sapere chi ti ha fatto la battutina sulla Asl di Pontedera, perché incontrandolo mi potrebbero venire strane idee”.
Per far seguire alle sacrosante parole anche un’ azione, ecco un indirizzo per firmare un appello, sottoscritto già da molti:
http://www.firmiamo.it/liberadonna
Firmate tutti, altrimenti a cosa serve parlarne?
Per chi fosse interessato alla vita d’associazione degli sceneggiatori, ecco il link della S.A.C.T. (Scrittori Associati di Cinema e Televisione)l’associazione di categoria:
http://www.sact.it
Mi permetto di risponderti qui.
Grazie Rita, sei andata a scavare proprio in uno dei post che preferisco.
Per ora qualche concorso letterario nazionale, poi si vedrà. Non ho fretta, non c’è profondità nella velocità.
A Roma, sì 🙂
@dom: parlare serve eccome, almeno quanto pensare. Non riesco ad aprire il tuo link.
@guccia: “non c’è profondità nella velocità”: quanto hai ragione! E anche sull’utilità della parola.
Ecco i link di Dom:
– petizione Liberadonna
– associazione Sact
I dietro le quinte sono sempre illuminanti perché rivelano il viso com’è al di sotto del trucco.
Grazie per questo spaccato di esperienza che hai riportato qui.
V
Propongo di nutrire un pizzico di ottimismo riguardo alla censura preventiva sugli sceneggiatori. Mi riferisco alla fiction di Banfi sul figlio (o figlia? confesso che non ho visto la fiction) omosessuale. Quindi, dopotutto, un po’ di aria fresca riesce a circolare.
Certo però che l’abbraccio della religione e dei religiosi (veri o farisei che siano) sta diventando sempre più soffocante. A questo proposito suggerisco a tutti di valutare l’affiliazione all’unione degli atei e agnostici razionalisti: http://www.uaar.it
@ My Funny Valentine: grazie a te per la visita e il feedback. E’ molto importante.
@ Leonardo: grazie per il link dell’UAAR. L’ho inserito in coda al post, come aggiornamento.
SACROSANTO. dalla prima all’ultima parola