Due musicisti di talento, fratello e sorella, nella stessa famiglia: la famiglia musicale forse più nota della storia. Storia del loro rapporto di amore-odio

Quand’erano bambini, Wolfgang e Maria Anna “Nannerl” Mozart erano un duo affiatato di enfants prodiges. Condivisero esperienze esaltanti — come le esibizioni musicali per i re e i principi d’Europa — e anche drammatiche — come la malattia, che portò entrambi a un passo dalla morte.
Nel 1765 la famiglia era in tournée all’Aja quando Nannerl si ammalò gravemente: prima di catarro bronchiale e poi di tifo. Le sue condizioni divennero così gravi che le fu somministrata l’estrema unzione. Miracolosamente guarì e suo padre, Leopold Mozart, fece ordinare sei messe in ringraziamento. Tempo dopo anche il figlio maschio si riprese da una grave malattia, ma nel suo caso le messe di ringraziamento furono nove. In questa disparità di trattamento si può forse riscontrare il germe dei contrasti che fratello e sorella ebbero negli anni successivi.
Durante l’infanzia e la giovinezza, però, il loro legame era profondo. Dall’epistolario, così come ci è stato tramandato, trapela una sensazione di affetto e genuino interesse per le condizioni, i pensieri, lo stato d’animo l’uno dell’altra; perlomeno dalle lettere di lui, poiché quelle di lei, purtroppo, sono andate perse in gran parte (anche il diario che lei teneva ci è giunto mutilato).
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Wolfgang rivolgeva spesso alla sorella espressioni affettuose e burlesche, come in questa lettera da Milano del 17 febbraio 1770, nella quale la chiama “Mariandel” (un altro vezzeggiativo, come “Nannerl”, per Maria Anna):
Eccomi anch’io, sono tutto per te, Mariandel, e sono felice con tutto il mio culo che tu ti sia così orrendamente divertita; […] ti mando cento baci, grandi e piccoli, sulla tua meravigliosa faccia da cavallo.
A volte si profondeva in elogi altisonanti e ironici, come in una lettera da Vienna del 14 agosto 1773:
Spero, o mia regina, che tu goda di ottima salute e che tuttavia di tanto in tanto, o piuttosto di quando in quando, o meglio talvolta o ancor meglio qualche volta, come dicono gli italiani, tu voglia sacrificarmi qualcuno dei tuoi importantissimi e urgentissimi pensieri, che in ogni momento discendono dal più bello e dal più saldo degli intelletti, che tu possiedi a fianco della tua bellezza, e benché nulla quasi di quanto sopra in sì teneri anni e da una donna si pretenda, tu, o regina, in tal misura lo possiedi da confondere ogni uomo e finanche i vecchi. Addio.
(Eccoti qualcosa di serio!)
Talvolta invece si prendeva la libertà di scherzare sulla vita amorosa di Nannerl, che, a quanto sembra, lasciava languire i propri spasimanti. Così le scrisse da Milano, il 26 gennaio 1770:
Gioisco con tutto il cuore che tu ti sia divertita a correre sulla slitta e ti auguro mille altre occasioni di divertimento, così che tu possa avere una vita allegra. Una cosa sola mi dispiace: che tu abbia fatto sospirare e struggere Herr von Mölk e poi non sia andata in slitta con lui, temendo che ti facesse ribaltare. Quanti fazzoletti egli avrà inzuppato quel giorno, piangendo per causa tua! Sicuramente prima avrà preso un’oncia di tartaro, per spurgare le schifezze che infestano il suo corpo.
Per inciso, Joseph von Mölk (1756-1827), pretendente di Nannerl così malamente rifiutato, si fece prete. Con il passare degli anni, il tono canzonatorio scompare dalle lettere di Mozart alla sorella e ne traspare invece la nostalgia per l’affettuosa complicità dei tempi dell’infanzia. Il 20 luglio 1778, da Parigi, Wolfgang scrive a Nannerl scusandosi di averle mandato in ritardo gli auguri per il suo onomastico:
So bene che, come me del resto, tu non ami le parole altisonanti e sei certa che ti auguro con tutto il cuore la felicità che desideri, non solo oggi, ma ogni giorno, e che te l’auguro sinceramente, quanto può essere sincero un fratello che tiene al bene della propria sorella. Mi spiace non poter scrivere un brano musicale in tuo onore, come alcuni anni fa. Spero, d’altra parte, che non si sia allontanato quel momento felice in cui un fratello e una sorella, un tempo così uniti e affezionati, possano di nuovo dirsi quello che pensano e hanno nel cuore. Per intanto addio, stammi bene, e voglimi bene come io voglio bene a te. Ti abbraccio con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e rimango per sempre il tuo fratello sincero e leale.
Il brano musicale al quale Mozart fa riferimento è il Divertimento “Nannerl Septett” K 251, che aveva composto per l’onomastico di sua sorella nel 1776.

Queste manifestazioni di tenerezza furono ripetute diverse volte. Wolfgang si premurava di rassicurare la sorella del fatto che la distanza fisica non aveva intaccato il suo affetto per lei, e si preoccupava per la sua salute spesso precaria; inoltre, più si affrancava dalla famiglia di origine e cercava una propria strada autonoma nella vita, più esortava lei a fare lo stesso. Anni dopo, giunse a pregarla di seguire il proprio esempio nel sottrarsi allo schiacciante controllo del padre e trasferirsi a Vienna — con il suo innamorato, il maggiore dell’esercito Franz Armand d’Ippold (personaggio di una certa importanza nel mio romanzo La sorella di Mozart). Così le scrisse dalla capitale, in una commovente lettera del 19 settembre 1781:
Credimi, carissima sorella, che sono oltremodo serio nel dirti che la cura migliore per te sarebbe un marito, e vorrei con tutto il cuore che tu ti sposassi presto. […] A Salisburgo, per te e d’Ippold ci sono pochissime prospettive; anzi, direi nessuna. Ma d’Ippold non potrebbe riuscire a trovare qualcosa qui? Immagino che egli non sia completamente privo di mezzi. Chiediglielo, e se trova questa idea in qualche modo attuabile, non deve far altro che dirmi quali passi intraprendere per aiutarlo […]. Se il progetto riesce, potreste senza dubbio sposarvi; infatti, credimi, anche tu potresti guadagnare bene qui a Vienna, per esempio suonando in concerti privati e dando lezioni. Saresti assai richiesta e ben pagata.

Purtroppo, così come non aveva seguito il consiglio del fratello di dedicarsi alla composizione, neanche in questo caso Nannerl gli diede retta: non sposò d’Ippold (che pare non fosse gradito a Leopold proprio perché la sua posizione non era abbastanza agiata) e non si mosse da Salisburgo. Nel 1784, a 33 anni, finalmente prese marito: un uomo di grandi mezzi, il barone Johann Baptist von Berchtold zu Sonnenburg, vedovo due volte e padre di cinque figli. E’ assai probabile che si sia trattato di un mero matrimonio di convenienza. Nannerl Mozart si trasferì a Sankt Gilgen (un villaggio a sei ore di carrozza da Salisburgo), nella casa del barone, e abbandonò del tutto le attività musicali per prendersi cura della famiglia.
Non esistono tracce di un evento particolare che abbia provocato una frattura nel rapporto tra fratello e sorella, ma una frattura evidentemente ci fu. Forse fu dovuta solo al reiterarsi di piccole incomprensioni e disaccordi, dovuti a una smaccata differenza di carattere, che negli anni si accentuò e si attuò nelle rispettive scelte di vita. Nannerl non fu mai capace, come Wolfgang, di anteporre i propri interessi a quelli del gruppo famigliare né di mettersi in aperto contrasto con il padre, e questo dovette creare risentimenti e conflitti più o meno espliciti.
In qualche modo lei non si affrancò mai dal ruolo di figlia — forse perché l’infanzia dorata delle tournée europee era stata il periodo più felice della sua vita ed evitare di crearsi un’autonomia psicologica era un modo di farlo perdurare; era inoltre un tentativo di riscattarsi dalla predilezione che il padre aveva sempre nutrito per il figlio maschio. Sia d’Ippold che il barone Berchtold zu Sonnenburg, peraltro, erano più vecchi di lei e potevano evocare una figura paterna.
Per di più, Leopold Mozart, uomo molto abile nel mantenere il controllo dei famigliari attraverso il ricatto emotivo, non esitò a mettere i figli l’uno contro l’altra per i propri scopi: quando Wolfgang faceva qualcosa che non gli andava a genio, gli scriveva che il suo comportamento sconsiderato faceva soffrire orribilmente la sorella.

Ad esempio, nel 1778 Mozart era in viaggio alla volta di Parigi in compagnia della madre, così come il padre aveva accuratamente disposto e organizzato; incontrata sulla via una famiglia di musicisti, i Weber, l’irrequieto giovane aveva però provato il desiderio di cambiare programma, recarsi con loro in Italia e rispedire la mamma a casa. Il 12 febbraio, per dissuaderlo da quella che gli pareva una pura follia, Leopold scrisse a suo figlio una lunga, terribile lettera (una delle più famose dell’intero epistolario mozartiano) nella quale, in sostanza, rispolverò il sempiterno adagio: “Così mi tratti, dopo tutto quello che ho fatto per te?”. E gli comunicò nel post scriptum che Nannerl aveva pianto a calde lacrime per due giorni interi, disperata per la sconsideratezza di suo fratello. Vogliamo crederci?
Il risultato di tutto questo, in ogni modo, fu che nessuno dei due fratelli si peritò di presenziare al matrimonio dell’altro, e nessuno dei due conobbe i figli dell’altro (Nannerl incontrò Franz Xaver, figlio minore del Maestro, solo molti anni dopo la sua morte). E quando il padre morì nel 1787, Nannerl non ne informò personalmente Wolfgang; anzi, non gli fece neppure sapere che stava male.
Da quel momento in poi la conflittualità divenne esplicita e si espresse nella forma piuttosto comune dei contrasti per l’eredità. Wolfgang scrisse alla sorella di essere impossibilitato a lasciare Vienna (poiché stava lavorando al Don Giovanni) e la pregò di fargli avere una copia accurata della dispositio paterna inter liberos (il testamento), non potendo rinunciare a prenderne visione — poiché, probabilmente, non si fidava; inoltre dichiarò di approvare la proposta della sorella di vendere all’asta gli oggetti di maggior pregio. Nannerl però gli fece sapere che poteva anche scordarsi di ottenere la metà del ricavato. Il 16 giugno lui le inviò poche, secche righe:
Se tu fossi ancora senza una sistemazione, come ho detto già mille volte, ti lascerei tutto con vero piacere. Ma giacché ora tu non hai, per così dire, alcun bisogno materiale, mentre io ho delle precise necessità, ritengo mio dovere pensare a mia moglie e a mio figlio.
Iniziò quindi una trattativa tra Mozart e il cognato, al termine della quale i beni furono più o meno equamente ripartiti. Nannerl si tenne però numerosi oggetti di valore, tra i quali alcuni strumenti musicali e i gioielli ricevuti in dono durante le tournée degli anni dell’infanzia; fece inoltre molta resistenza nel restituire al fratello le partiture delle sue composizioni.
Da allora in poi, i contatti epistolari tra i due si fecero sempre più freddi e radi e negli ultimi tre anni della vita di Mozart cessarono del tutto. Dopo la morte del fratello, però, Nannerl collaborò con i suoi biografi e con gli editori delle sue musiche immortali, contribuendo così alla creazione del mito.
Passo per un abbraccio, finalmente!
Sempre interessante quello che scrivi su Nannerl e bello il tuo modo di rimetterti in gioco, ci sai fare come presentatrice!
Il piccolo documentario che mi ha tenuta lontana dal blog è online finalmente 🙂
Ciao, forse già lo sai, ma a Rovereto (TN) c’è il festival mozartiano (non ricordo in che periodo) e una casa dove lui soggiornò.
Saluti, buona giornata
@guccia: corro subito a vedere il tuo documentario!
@Donna Cannone: grazie di averci ricordato una testimonianza mozartiana in Italia. E buona giornata a te (quella di domani, s’intende).