Un romanzo storico fresco di stampa, edito da Del Vecchio
Ho avuto il piacere di leggere in anteprima questo romanzo, che tra poco sarà in libreria, perché l’ho presentato insieme a Massimo Maugeri nel corso della recente Fiera del Libro di Torino (come da foto a fondo pagina). La prima volta che mi hanno parlato de Il trionfo dell’asino mi hanno detto che aveva alcune caratteristiche del romanzo picaresco e altre del giallo storico. Io proverei a considerarlo semplicemente come un romanzo storico, cioè come un’opera di finzione scritta da qualcuno che all’epoca dei fatti narrati non era ancora nato.

La storia è ambientata alla fine del ‘600, 350 anni fa, e se Andrea Ballarini è così anziano, bisogna dire che è anche molto giovanile…
Del romanzo picaresco ci sono in effetti diversi elementi: la narrazione in prima persona, le avventure, la vita errabonda dei personaggi. Il protagonista, che si chiama Giacomo Crivelli, non viene dai bassifondi, come nei classici del genere; suo padre ha una carica pubblica, è avvocato, aspira alla nobiltà e vuole che il figlio segua le sue orme. Ma lui vuol fare… l’attore. E lo fa! Entra quindi di proposito, se non nei bassifondi, in una categoria di persone che al tempo erano disprezzate e definite con i peggiori epiteti.
Andrea Ballarini ricostruisce con gusto questo ambiente e ce lo fa vivere. Lo fa respirare, qui ed ora, sulla pagina (ed è questo che il romanzo storico deve fare). Ci mostra Arlecchino, l’Amoroso, la Servetta… ci fa comprendere come i teatranti del ‘600 non fossero molto diversi dalla gente di circo, se non nel fatto che erano organizzati molto peggio. Recitavano all’aperto dove capitava e correvano il rischio di venire bersagliati con verdure marce (nella migliore delle ipotesi). Alla fine dello spettacolo uno di loro girava tra il pubblico per raccogliere le offerte; di quelle poche monete tutti gli attori campavano e quindi avevano sempre fame. Si trovavano facilmente coinvolti in risse ed erano costretti a confrontarsi con bande di briganti e branchi di lupi.
Giacomo Crivelli è un ragazzo di buona famiglia che entra in questo mondo sconosciuto, nel quale l’unico pericolo che manca è quello di annoiarsi, e lo fa con un candido stupore. E’ anche un personaggio sfaccettato, diviso tra il desiderio di fare una vita come piace a lui e il dispiacere di essersi allontanato dalla famiglia. Ben presto però incontra un mentore, Aristotele Cereri, l’altro grande personaggio del romanzo. E’ un uomo con un passato da nascondere e che, oltre a catalizzare l’evoluzione del protagonista, fa da investigatore. Da qui l’altra definizione, quella di giallo storico: perché c’è di mezzo un mistero fatto di somari, affreschi scandalosi e nel quale ha un ruolo persino il cardinale Richelieu.
Giacomo è una rappresentazione del desiderio di realizzazione creativa che hanno molti di noi e che ha probabilmente anche l’autore. Oltre a questo riconoscibile rimando al presente, o forse all’universale, diversi elementi ci riportano all’oggi e fanno sì che Il trionfo dell’asino sia una lettura particolarmente interessante per noi contemporanei. Abbiamo un discorso sulla manipolazione delle coscienze da parte del potere e sull’uso che il potere fa della cultura; si parla della corruzione di coloro che ricoprono cariche pubbliche.
Abbiamo, andando al cuore, una fede nella sostanziale uguaglianza tra gli esseri umani; forse non al di là del sesso, perché francamente le donne di questo romanzo sono un po’ scioccherelle, tranne un paio; ma senz’altro al di là del censo e dell’appartenenza alla casta nobiliare o addirittura alla famiglia reale. Se all’epoca un conte poteva tranquillamente ammazzare un pittore perché non era soddisfatto del ritratto che gli aveva fatto, e se Aristotele Cereri in gioventù ha perso un fratello per l’arroganza di un patrizio, la storia recente ci mostra come sia difficile far chiarezza sulla morte di un ragazzo tedesco quando c’è di mezzo il fucile di un figlio di re.
Tutto questo all’interno di un lavoro di documentazione così precisa che arriva alle note a piè di pagina, con dialoghi brillanti il cui andamento ricorda talvolta Dumas padre, con descrizioni gustose e un linguaggio ricco. Il romanzo è anche molto divertente, a tratti esilarante; abbiamo veri soprassalti di comicità quando Giacomo si mette nei guai, perché lui, tra le altre cose, è un pasticcione irresistibile. Una lettura senz’altro piacevole.

Nella foto, da rossiorizzonti, l’autore Andrea Ballarini (al centro) e ai lati Rita Charbonnier e Massimo Maugeri, relatori alla presentazione presso la Fiera del Libro.