Dumas padre era un grande autore di narrativa popolare a puntate. Per le caratteristiche delle sue opere, e per il metodo di lavoro, può essere paragonato a uno sceneggiatore dei nostri giorni

Il video qui sotto si riferisce alla presentazione del mio romanzo La strana giornata di Alexandre Dumas che si è tenuta a Pavia nel corso dell’estate. È un breve estratto nel quale le presenti (la romanziera Silvana La Spina, la giornalista Marie-Noëlle Terrisse, la direttrice editoriale di Piemme Mariagiulia Castagnone, e io stessa) parlano di Alexandre Dumas, chiedendosi per quali ragioni sia generalmente considerato “uno scrittore di second’ordine”.
Ne abbiamo discusso anche su questa pagina qualche tempo fa (ci sono parecchi commenti): il valore delle opere di Alexandre Dumas è soprattutto narrativo, e il valore letterario e il valore narrativo di un’opera sono cose assai diverse. Riporto alcune parole di Umberto Eco sull’argomento:
«Il conte di Montecristo» è senz’altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d’altra parte è uno dei romanzi più ‘mal scritti’ di tutti i tempi e di tutte le letterature. […] Pieno di zeppe, spudorato nel ripetere lo stesso aggettivo a distanza di una riga, incontinente nell’accumulare questi stessi aggettivi, capace di aprire una divagazione sentenziosa senza più riuscire a chiuderla perché la sintassi non tiene. […] Lo stile narrativo non ha nulla a che vedere con lo stile poetico, o epistolare. […] Il Montecristo ci dice che, se narrare è un’arte, le regole di quest’arte sono diverse da quelle di altri generi letterari. E che forse si può narrare, e far grande narrativa, senza fare necessariamente quello che la sensibilità moderna chiama opera d’arte.
Umberto Eco, prefazione a «Il conte di Montecristo», BUR
In questo quadro, Dumas padre può essere paragonato a uno sceneggiatore dei nostri giorni. Un autore delle serie televisive che tanto ci appassionano. Non a caso ottenne successo prima come autore di testi destinati alla rappresentazione nei teatri e si dedicò ai romanzi solo in seguito. Doveva possedere un poderoso istinto per l’andamento di una storia ed essere meno interessato allo stile letterario.
La sceneggiatura — cinematografica o televisiva — non possiede un valore letterario. Non è affatto un’opera letteraria, ma assomiglia piuttosto a un progetto; acquista una ragion d’essere nel momento in cui viene trasformata in un’opera audiovisiva. E un film deve prima di tutto riuscire a inchiodare gli spettatori alle poltrone, avvincendoli con una storia potente; così come una serie televisiva a puntate deve riuscire a fidelizzarli (cioè indurli a seguire le puntate successive).

Dumas era un asso nella narrativa popolare a puntate, poiché i suoi romanzi venivano pubblicati a puntate sulle riviste, e anche il suo metodo di lavoro può ricordare quello di uno sceneggiatore odierno.
La scrittura di sceneggiature, e in particolare quella televisiva, nella maggior parte dei casi è collegiale: si lavora in gruppo, discutendo insieme i possibili sviluppi della narrazione, sempre nel rispetto dei ruoli, che sono stabiliti con precisione. La scelta definitiva è presa dal capo sceneggiatore e di solito — perlomeno nella mia esperienza — arriva un momento in cui gli altri si adeguano, anche se non sono del tutto d’accordo. Una volta, presso l’associazione di autori cinematografici e televisivi SACT, sentii conferire la grande sceneggiatrice Laura Toscano, purtroppo poi venuta a mancare. Lei aveva scritto diversi copioni in coppia con il marito, Franco Marotta, e a proposito del loro metodo di lavoro dichiarò che c’era sempre, tra i due, un “padrone della storia”. Uno dei due, probabilmente quello che aveva avuto l’idea iniziale, aveva l’ultima parola su tutte le scelte.
Dumas si avvaleva di diversi collaboratori e non tentava di nasconderne l’esistenza. Lavoravano alla luce del sole ed erano adeguatamente pagati. Facevano per lui le ricerche storiche, stendevano il piano dell’opera secondo le sue istruzioni e buttavano giù le prime stesure, che lui poi rivedeva e riscriveva. Perché era lui il “padrone della storia”.
Se Dumas fosse vivo al giorno d’oggi, e vivesse in Italia, e fosse libero di operare nel nome della creatività e del buon gusto, può darsi che qualche opera di valore in più riuscirebbe a vedere la luce… forse anche con quest’idea in mente, a ben pensarci, ne ho fatto il protagonista maschile (molto amato) del mio romanzo.
Ma … che cosa è successo??? solo ieri ho visitato il blog e aveva il solito, vecchio e caro aspetto, e adesso è completamente diverso!!! Complimenti, comunque: è BELLISSIMO. Il disegno in apertura è veramente grazioso. E mi sembra che sia anche più facile navigare tra i post. Brava!
Mi hai preceduta… sto per pubblicare un post che parla proprio di questo! Sono felice che ti piaccia il nuovo modello. Ciao!