Cinque domande a Michelle Moran

Parla l’autrice (americana) del romanzo storico La regina dell’eternità, pubblicato in Italia da Newton Compton

Michelle Moran è una giovane autrice americana di bestseller, pubblicata in tutto il mondo. La sua biografia è presto riassunta: prima di diventare una scrittrice a tempo pieno è stata insegnante e ha lavorato come archeologa volontaria in diversi Paesi. Il suo primo libro, La regina dell’eternità. Il romanzo di Nefertiti, è uscito in Italia nel corso dell’estate; anche il secondo sarà presto pubblicato nella nostra lingua.

Il romanzo di Michelle Moran

Qualche tempo fa Michelle Moran mi intervistò sul suo blog History Buff, in occasione della pubblicazione del mio romanzo La sorella di Mozart negli Stati Uniti. Ricambio con gioia la cortesia, nella convinzione che questa giovane scrittrice di grande successo possa rappresentare un ottimo esempio, nell’atteggiamento positivo e vincente che emerge dalle sue affermazioni.

1. Michelle Moran, perché hai deciso di raccontare la storia di una regina egiziana vissuta più di 3.000 anni fa?

La mia storia d’amore con l’antico Egitto è iniziata nell’estate del 1998, quando lavoravo in uno scavo archeologico in Israele. La mia squadra ritrovò casualmente uno scarabeo sacro, che testimoniava che gli egiziani si spinsero a nord, forse per vendere abiti, incenso, o l’oro di Nubia. Nell’osservare il misterioso oggetto, sporco di terra, che nessuno aveva toccato per chissà quanti anni, ho avvertito un interesse intenso e immediato. Non molto tempo dopo mi sono ritrovata a vagare per musei ed esposizioni sull’antico Egitto a Los Angeles, Londra e infine a Berlino, dove è esposto il meraviglioso busto di Nefertiti – una delle donne più affascinanti e potenti dell’antichità. Anche tremila anni dopo, quel busto suscita in chi lo osserva lo stesso timore reverenziale che devono aver provato i cittadini di Amarna, nel posare lo sguardo sulla regina.

Mi sono chiesta chi fosse stata Nefertiti, quale fosse stata la sua storia. Ho iniziato a svolgere ricerche su di lei e sono rimasta stupefatta nel constatare che le sono stati dedicati diversi testi scientifici e siti Internet, e che non esisteva una sola opera di finzione dedicata esclusivamente al suo regno – uno dei più enigmatici della storia. Spinta dal desiderio di scoprire questa vicenda mai raccontata, due anni dopo ho visitato l’Egitto, raccogliendo testi e annotando impressioni. Quando tornai in America, infine, iniziai a svolgere una ricerca più approfondita, studiando in diverse biblioteche e intervistando varie personalità del mondo archeologico.

2. Quanto c’è di storicamente accertato e quanto di inventato, nel tuo romanzo?

I principali eventi noti sono riportati con scrupolosa accuratezza storica, mentre mi sono concessa alcune libertà con personalità di minore importanza o su questioni dall’interpretazione controversa. Ad esempio, Nefertiti ebbe sicuramente sei figlie con il marito Akhenaton, ma per quanto ne sappiamo non diede alla luce delle gemelle, come invece io racconto nel romanzo.

Lo stesso fatto che Nefertiti abbia regnato in proprio dopo la morte del marito, che sia stata una donna-faraone, come io sostengo nel romanzo, non è accettato da tutti gli studiosi. In casi come questi, dopo aver analizzato le testimonianze storiche e le diverse tesi, ho scelto la strada che mi è sembrata più plausibile.

3. Quanto tempo hai impiegato a scrivere La regina dell’eternità?

Più di due anni, poi un altro anno per la revisione e un quarto per giungere alla versione definitiva che è stata pubblicata. Generalmente si pensa che un libro possa uscire pochi mesi dopo che l’autore ha firmato il contratto con l’editore. Magari fosse così! In realtà, perlomeno in America, il processo sembra praticamente infinito. Il volume arriva in libreria più o meno un anno e mezzo dopo la firma, o nove mesi se l’autore è fortunato.

4. Michelle Moran ha sempre desiderato essere una scrittrice?

Sì. Alcuni autori ci arrivano per caso, altri molto dopo aver terminato gli studi o dopo aver svolto un altro lavoro. Io invece non ho mai avuto dubbi su quale sarebbe stata la mia carriera e credo che anche i miei insegnanti di scuola ne fossero convinti. Ricordo di essere stata severamente ripresa perché in classe mi astraevo ed ero spesso mentalmente assente.

Quando scrivo, la scena scorre nella mia mente come un film, nel quale la regista sono io. Riesco a udire il dialogo tra i personaggi, poi li prego di fermarsi, ricominciare, dire le stesse cose con altre parole, o assumere un atteggiamento diverso. E’ chiaro che quando sei a scuola questo può rappresentare un problema, perché invece di imparare l’algebra guardi un film – ma è un film che ha possibilità infinite di sviluppo, perché sei tu a creare le scene.

5. Hai qualche consiglio da dare a chi desidera vedere pubblicato un proprio romanzo?

Uno solo: non smettere mai di scrivere. Se in un qualunque momento io mi fossi fermata e avessi detto a me stessa, che so, l’undicesimo libro che scrivo senza vederlo pubblicato sarà l’ultimo, poi rinuncio… non sarei arrivata alla pubblicazione.

So bene che gli aspiranti scrittori non amano sentirsi dire queste cose. In passato, quando cercavo consigli su Internet o su qualche manuale, se avessi letto qualcosa del genere avrei pensato: oh, è geniale, grazie tante, non ci avevo proprio pensato! Ma la dura verità è che non c’è modo di entrare nel mondo letterario se non avendo scritto un buon libro. I buoni libri vengono acquistati dagli editori. E se il tuo libro non viene acquistato, scrivine un altro e riprova – e forse quando ti sarà andata bene potrai rielaborare un pochino i tuoi lavori precedenti e vederli finalmente pubblicati, et voilà! I tuoi sforzi passati non saranno stati inutili. Oppure, al contrario, quando li rileggerai penserai: accidenti, avevano ragione a rifiutarli… oggi scrivo molto meglio di così. (Anche la mia scrittura è migliorata, nel tempo). E allora nasconderai quei tuoi primi undici libri in un cassetto, o in una cartella del tuo computer ben protetta da password, così nessuno potrà mai trovarli.

 

About

Questo è il sito di Rita Charbonnier, autrice dei romanzi Figlia del cuore (di prossima uscita per Marcos y Marcos), La sorella di Mozart (Corbaccio 2006, Piemme Bestseller 2011), La strana giornata di Alexandre Dumas e Le due vite di Elsa (Piemme 2009 e 2011). Scopri di più...

    8 commenti su “Cinque domande a Michelle Moran

    1. Ancora una volta, Rita, splendida intervista a un’autrice che dimostra una personalità molto intensa, solare.
      La regina Nefertiti rappresenta un esempio eccellente: una delle poche figure femminili dell’Antico Egitto ad aver raggiunto uno status quasi paritario con il consorte.
      Che dire? La lista dei romanzi da comprare si allunga!

    2. ciao rita, ciao luca. argomento molto interessante. quello è uno dei periodi più intensi e complessi della storia egiziana: il faraone Akhenaton fu il fautore di una riforma religiosa che di fatto introdusse il monoteismo in egitto, incentrato sul culto di una divinità solare (Athon). la riforma ebbe ovviamente dei pesanti risvolti anche politici, visto che in egitto la casta sacerdotale era la più potente e deteneva anche il potere politico.
      vorrie ricordare inoltre che l’ambientazione storica è la stessa de famoso film (tratto a sua volta da un romanzo) Sinhue l’egiziano, in cui però la figura del faraone e della moglie Nefertiti restano sullo sfondo.
      L’esperimento monoteistico di Akhenaton (che non gli sopravvisse) è molto importante perchè si tratta di una delle più antiche attestazioni di monoteismo, e probabilmente ebbe influenza anche sulla religione ebraica.

    3. Ciao Giorgia, felice di leggere il tuo interessante contributo!

      A proposito della leggendaria regina, volevo segnalare uno studio di paleoradiologia pubblicato dalla prestigiosa rivista Radiology. Lo studio del busto di Nefertiti, compiuto con TAC di ultima generazione e con programmi di ricostruzione 3D, ha rivelato una seconda faccia della regina, celata sotto l’involucro di stucco dai lineamenti perfetti (il ritratto ufficiale). Sotto lo stucco si nasconde un volto meno perfetto, ma per questo ancora più affascinante, opera dello sculture reale Thutmose. Questa seconda faccia è il simbolo della individualità della sovrana, individualità in un secondo momento sacrificata per un’immagine più perfetta e idealizzata.
      Sono certo che la lettura del romanzo della Moran saprà, al pari delle tecniche radiologiche, restituirci il volto segreto della regina.
      A presto!

      Lascio, per chi fosse interessato, gli estremi dell’articolo scientifico:
      Huppertz A. et al, Nondestructive insights into composition of the sculpture of Egyptian Queen Nefertiti with CT.
      Radiology 2009;251(1):233-40.

    4. che poi nefertiti era pure la matrigna (più o meno) di tutankhamon, che era il figlio di una moglie secondaria (cioè una specie di concubina, non la regina) del faraone… e pure là sono stati fatti degli esami diagnostici sulla mummia per accertare le cause della morte. Pare una botta in testa, a poco più di vent’anni, forse la conseguenza di una caduta, mentre per anni si era creduto che il giovane faraone fosse stato avvelenato.
      tutankhamon nel suo nome porta il segno del ritorno al culto “legittimo” del dio solare Amon dopo la morte del faraone eretico Akhenaton, che invece aveva promosso il culto di Aton in contrapposizione ad Amon.
      va bè, insomma, mo’ la scriviamo qua, la storia…
      è che l’argomento stuzzica… 🙂

    5. Michelle, dalla California, è stata così gentile da lasciare un messaggio di ringraziamento per la pubblicazione di questa intervista. Thank you, darling!

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