Salvo Zappulla intervista l’autore di Cu nesci Arrinesci, Di Girolamo editore
Cu nesci Arrinesci. Chi se ne va, fa fortuna. È questo il titolo di un gustosissimo pocket edito da Di Girolamo. Uno spaccato su una generazione di giovani che non trova spazi in Sicilia, che per lavorare e inseguire i sogni deve lasciare la propria terra. Un fenomeno silenzioso che sta lentamente svuotando la Sicilia di risorse umane, compromettendone il futuro. La Sicilia, tra speranze tradite e nuova emigrazione, raccontata attraverso le testimonianze di personaggi della cultura, dello spettacolo, della politica: Giovanni Puglisi, Enrico Lo Verso, Ficarra e Picone, Stefania Prestigiacomo, Nino Frassica, Marina La Rosa, Puccio Corona, Tony Sperandeo, Silvia Salemi, Anna Kanakis, il Mago Forest, Lando Buzzanca, Rita Borsellino.

L’autore di Cu nesci Arrinesci. Sicilia, speranze tradite e nuova emigrazione è il giornalista Giuseppe Matarazzo, redattore economico del quotidiano Avvenire. Siracusano, 33 anni, dal 2004 vive a Milano. Dopo gli esordi nelle cronache siciliane, è approdato in Mondadori. Ha scritto per i settimanali Tu, Sorrisi e Canzoni, Star Tv e il sito di Panorama. Nel 2008, con Orazio Mezzio, ha pubblicato il pamphlet Politica, le idee contano ancora? (Rubbettino).
Giuseppe, in Sicilia abbiamo il sole, il mare, la buona cucina, eppure i giovani se ne vanno. Come fai rilevare nel tuo libro, l’ultimo rapporto dello Svimez parla chiaro: ogni anno dal Sud vanno via centomila giovani lavoratori, dei quali oltre 28mila siciliani. Tu sei giornalista: come mai i grandi gruppi editoriali sono concentrati al Nord? E perché per affermarsi nel campo giornalistico bisogna fare le valigie?
Non vale solo per il giornalismo. Al Nord non ci sono solo le più importanti realtà editoriali. Ci sono anche le più importanti aziende, banche, associazioni e una pubblica amministrazione che realizza servizi e strutture per i cittadini. L’autostrada Milano-Venezia è un alternarsi continuo di insediamenti produttivi. Da Catania a Palermo c’è praticamente il deserto. E in questo deserto noi siciliani impariamo a confrontarci, a scommetterci, a interrogarci. Così da una parte la Sicilia diventa una palestra straordinaria: lo è stata per me da cronista, ma lo è anche per un poliziotto, un medico, un insegnante o un commerciante. Dall’altra è un tappo alle proprie aspirazioni. Perchè in Sicilia – con qualche rara isola felice nell’isola – le opportunità sono limitate e ho l’impressione che a molti amministratori e cittadini, questo quasi quasi convenga.
Ci si adagia in questo torpore. Con un assistenzialismo e un clientelismo che permettono a larghe fasce di popolazione di vivacchiare tranquillamente. Con partiti e politici che hanno monopolizzato il “mercato” del lavoro, trasformandosi in uffici di collocamento. La politica che si alimenta creando bisogni. Lo hanno denunciato anche i vescovi italiani in un recente documento sul Mezzogiorno: è la classe dirigente e l’abbraccio politica-mafia il cancro del Sud. E chi vuole invece essere libero e camminare con le proprie gambe? Sente il richiamo del vecchio Alfredo al giovane Totò in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore: “Vattinni”. Vattene. “Lascia questa terra maligna. Non ti fare fottere dalla nostalgia”. È quasi un imperativo: se vuoi inseguire i sogni, dalla Sicilia devi andartene. Poi ci sono storie diverse, fortunatamente, di chi ce l’ha fatta. Ma andare o restare dovrebbe essere una libera scelta. Invece oggi per 28mila giovani all’anno andare è una necessità. Le valigie non sono più di cartone, sono trolley firmati. Ma c’è lo stesso desiderio di realizzarsi e di trovare fuori quello che l’Isola purtroppo non ti dà.
Ci vuole più coraggio a partire o a rimanere?
Ci vuole coraggio in ogni caso. Si parla di impropriamente di “fuga” per quelli che se ne vanno. Come se il coraggio ce l’avesse solo chi rimane e resiste e combatte. Ci vuole coraggio a partire, perché oltre quella striscia di mare non si sa cosa si trova. Ci vuole coraggio a restare, ma senza per questo essere necessariamente eroi o martiri di cui è tristemente segnata la storia dell’Isola. Io penso che in assoluto ci vuole più coraggio a partire e poi tornare. A realizzarsi pienamente al Nord o all’estero e poi un giorno decidere di mettere a frutto la propria esperienza in Sicilia. Una scelta non facile. Che può costare caro. Ci sono esempi positivi meravigliosi, ma anche storie di chi si è scottato.

L’analisi che emerge dal tuo «Cu nesci Arrinesci» è impietosa. I “numeri del disastro”, come li definisci nel libro, non lasciano spazio alla speranza. Miliardi di fondi dilapidati in corsi di formazione inutili e opere incompiute. Perché tutto questo? Colpa della classe politica? Degli imprenditori? Della mafia?
Colpa dei siciliani. Popolo straordinario che, per usare un’espressione alla Camilleri, prende la forma dell’acqua. Si adatta a tutto. Accetta supinamente quello che classe politica, imprenditori e mafiosi propongono. Senza ribellarsi. Tranne in casi rari ed estremi. Come nel dopo-stragi del 1992. Guizzi di indignazione in un mare silenzioso di “tranquillità”. Se la Sicilia fosse quella che raccontano i numeri, nudi e crudi, con la disoccupazione giovanile realmente al 30% e il reddito medio ai limiti della povertà, ci sarebbe la rivoluzione, la guerra civile. E invece niente. Tutto tace. Lavoro nero diffuso, assistenzialismo dilagante, poche regole, infrastrutture fondamentali viste come una conquista dopo 20 o 30 anni. La verità è che a molti siciliani questo stato di cose sta bene. E sta bene anche alla classe dirigente perché le permette di mantenere il potere sul bisogno della gente. Un circolo vizioso che “imprigiona” l’Isola. Il fiume di miliardi arrivato con i fondi europei in questo decennio avrebbe potuto rimettere a nuovo la Sicilia. Come hanno fatto l’Irlanda o le regioni più povere della Spagna. E invece no. Noi li abbiamo dispersi in mille rivoli per garantire l’esistente, finanziare corsi di formazione inutili e ristrutturare casolari di campagna per trasformarli in improbabili agriturismi. Quanti posti di lavoro hanno prodotto? Boh, nessuno lo sa. Mentre il divario con il Nord, certificato da Bankitalia, aumenta.
La Sicilia gattopardesca, la Sicilia dell’Isolitudine, la Sicilia dei quaquaraquà; la Sicilia dai mille volti e dalle mille contraddizioni. Ma è davvero così complessa quest’isola? Si può rimanere senza farsi invischiare dal sistema?
Certo. Ovviamente io estremizzo le situazioni per andare al cuore dei problemi. Si può restare e riuscire. Come hanno fatto anche molti miei amici. Ci sono professioni per le quali non è necessario il sacrificio della spartenza. Ci sono spazi straordinari in molti settori. A Catania c’è un polo d’eccellenza sulle biotecnologie. C’è poi l’agricoltura e ovviamente il turismo. Un patrimonio straordinario da valorizzare non con la partecipazione costosissima a fiere o con l’organizzazione di eventi che durano lo spazio di un mattino, ma attraverso la realizzazione di servizi, collegamenti e infrastrutture a misura di turista. Il mese scorso ho fatto una passeggiata a Pantalica, la necropoli patrimonio dell’Umanità Unesco, a pochi chilometri da Sortino. All’ingresso ho trovato una novità: una casetta in legno pensata per offrire informazioni e servizi. È una delle cosiddette “Porte di Pantalica”. Peccato che sia già in stato di assoluto abbandono.
Nel libro hai intervistato siciliani di successo: dal politico all’attore, dal giornalista al cantante. C’è stata qualche risposta in particolare che ti ha fatto riflettere?
Nonostante tutto resto ottimista! Per questo, se devo fare una citazione, mi affido alla testimonianza di chi resta. Una voce che ho inserito alla fine del libro, Rita Borsellino: “Io abito ancora in via d’Amelio”. È una frase di una forza incredibile. Il segnale di una speranza possibile.
Intervista realizzata da Salvo Zappulla.
Ottimo servizio e grandi giornalisti. Un po’ bruttarello nella foto il Matarazzo.
Zapping.
Zapping, te lo dico ufficialmente: non sono d’accordo con l’affermazione contenuta nella tua seconda proposizione.
Mi dispiace ma rimango della mia opinione. Somiglia troppo a Vittorio Feltri da giovane. E poi ha un colorito che non mi piace, l’aria di Milano gli fa male, secondo me ci rimane secco al Nord.
Zoppas
Leggendo le risposte di Matarazzo all’intervista, non posso fare a meno di concordare in pieno con ciò che dice. Non sono Siciliana di nascita ma essendo sposata da 30anni con un Sanfratellano d.o.c. (provincia di ME) mi sento legata affettivamente ed emotivamente a questa meravigliosa terra. In effetti quello che mi ha sempre fatto più rabbia, in tutti questi anni, è stata proprio l’immobilità dei siciliani, il loro attendere la manna dal cielo e non avere la coscienza di essere un popolo forte, ricco di cultura, di tradizioni, con un paesaggio dagli scenari suggestivi e turisticamente incomparabile, delle vestigia antiche tra le più belle e accuratamente conservate e per finire una cucina di tutta eccellenza. Tutto questo per dire che se gli isolani sollevassero un pochino di più lo sguardo e con orgoglio iniziassero ad appropriarsi ed a gestire ciò che gli appartiene forse diminuerebbe il numero di emigranti interni e nascerebbe, per la Sicilia, un’economia solida e fiorente, ampiamente sudata e meritata. Indubbiamente mi rendo conto che per i molti aspetti, che tutti conosciamo e che è inutile riproporre, ciò non è facile ma almeno bisognerebbe provarci, crederci e volerlo fino in fondo. Piangersi addosso significa rimanere nel limbo attuale senza prospettive concrete di un qualcosa a breve termine, nè di un futuro. Leggerò sicuramente il libro di Giuseppe perchè mi interessa moltissimo sentire il suo punto di vista e conoscere la sua esperienza. Complimenti per la tematica trattata e complimenti a Rita e al suo blog.
Ciao a tutti! Sorvolo il dibattito poco interessante sulla mia presunta bruttezza (o bellezza!!) e il colorito milanese (con tutti gli scongiuri possibili per non restarci… secco!!!)… zapp e zopp siete proprio degli amici!!
Grazie Rita per la tua ospitalità e per il contributo che dai alla diffusione di idee, pensieri e parole. In libertà!
E vengo alla nostra amata Sicilia, terra di infinite contraddizioni. Le parole di Cinzia dimostrano quanto interesse ci sia su questo specchio di terra che Goethe definiva . In effetti l’Isola sembra incarnare in maniera teatrale (e tragica!), i vizi e le virtù del nostro Paese. Esagerando in positivo come in negativo. La chiave di tutto. E dovremmo essere noi siciliani ad avere in mano la chiave per aprire o no la porta dello sviluppo, del benessere, della legalità. Dovremmo decidere noi cosa è bene per la nostra terra. Cosa far entrare e cosa mettere alla…porta.
Bello a dirsi, mi direte, ma poi… Lo so. Purtroppo la chiave in questi anni l’hanno avuta in mano in pochi. Troppo pochi. E “conquistarla” non è facile.
La svolta? Una nuova coscienza civica da parte di noi siciliani, doc o d’adozione come te, Cinzia. Già questo dibattito è un segnale. Cerchiamo di coltivarlo in tutte le occasioni che ci capiteranno davanti. E cerchiamo di restare ottimisti. Cambierà, sì che cambierà. E sebbene la , come cantava Battiato, , beh, crederci è un nostro dovere. ovunque noi siamo. Siciliani di scoglio o d’alto mare. Pensate che oggi a Milano finalmente abbiamo superato i 15 gradi e c’è un sole stupendo. Più miracolo di questo!!?? Alleluia. Anche il mio colorito ne troverà giovamento!
mata
Gentile Cinzia,
il fatto di aver sposato un siciliano, per di più della provincia di Messina, ti fa onore, denota una certa intelligenza e buon gusto. Magari la trovassi io una del nord (anche del centro) disposta a sposarmi, ma non mi vuole nessuna. I siciliani presi uno per uno sono persone stupende (tolti i mafiosi, i delinquenti comuni e i politici), messi insieme non riescono a fare gruppo e possono risultare deleteri per gli altri. Il fatto è che i governanti hanno sempre avuto bisogno di un sud povero per alimentare e perpetuare il loro potere. Non esiste libertà di espressione del proprio pensiero là dove non c’è libertà dal bisogno economico. Si preferisce mantenere il sud nell’assistenzialismo, nei contributi elargiti in maniera clientelare, piuttosto che investire su un piano di sviluppo imprenditoriale serio. Credo che tutto ciò sia una scelta, un disegno cinico e spietatamente voluto. Come dice Giuseppe nel suo libro, le segreterie di partito hanno sostituito gli uffici di collocamento, non c’è nulla che non venga filtrato attraverso il potere politico. E’ dura per chi decide di ragionare in proprio. Dura ma non impossibile. Ed ecco che le intelligenze migliori sono costrette ad emigrare a Milano col rischio di non riuscire a superarne l’impatto ambientale. Io stesso a vent’anni (era il 1962)ho fatto le valigie, lasciavo il piccolo paese di una terra solare per addentrami in una metropoli sconosciuta e, immaginavo, ostile. Ricordo che il medico mi consigliò di fumare un paio di pacchetti di sigarette durante il viaggio in treno per cominciare ad assuefarmi allo smog cittadino. Da allora la situazione è rimasta stagnante, la Sicilia continua a svuotarsi, la classe peggiore a imperversare.
Salvo Zappulla
A mio personale modo di vedere è che il Sud sia sempre servito come serbatoio di voti e “carne da macello” passatemi il concetto forse un pò spinto ma reale in quanto ha sempre fornito militari per le forze dell’ordine e operai per le fabbriche del nord. Ora, per fortuna, anche cervelli. Ma quello che in tanti anni non sono mai riuscita a spiegarmi è stato il perchè di quando i giovani, ormai non più tali, ma neanche tanto anziani, di mezza età diciamo, che costretti ad allontanarsi per lavorare, ritornano ai loro paesi di origine, non portano aria nuova, un nuovo modo di pensare, di lavorare, di fare imprenditoria ma si riadeguano supinamente alla vecchia mentalità di attendere le briciole. Questa cosa mi ha sempre fatto molta rabbia e non sono mai riuscita a capire cosa faccia scattare questo meccanismo perverso. Saranno mica le polveri sparate dall’Etna che anestetizzano la volontà?
Gentile Salvo,
non disperarti magari qualche nordica è già in viaggio per la Trinacria… in questo caso, spero per te, che la Salerno-Reggio Calabria sia percorribile almeno ad una corsia altrimenti hai voglia ad aspettare!
Un affezionato saluto a tutti.
Ringrazio molto Cinzia per i complimenti e per gli splendidi commenti: di fatto, ha avviato una discussione che arricchisce molto la pagina. Grazie anche a Giuseppe per essere intervenuto e a Salvo, dell’articolo e delle successive osservazioni. Anche da parte mia, un affezionato saluto a tutti.
L’immobilismo è probabilmente un problema che si accentua nelle Isole, un po’ per la posizione geografica,un po’ per la mentalità. Provate a fare una capatina in Sardegna e proporre idee culturalmente innovative, come cercare di cavare sangue da una rapa. Tempo fa ho fatto un progetto per la realizzazione di una biblioteca multimediale che consentisse di riattivare le biblioteche di molti paesi del logudoro mejologu.I sindaci hanno aderito, anche il monastero Benedettino di San Pietro di Sorres ha aderito.
Peccato che il sindaco del mio paese ha pensato all’ultimo momento, di non presentare il progetto in Regione perché i partecipanti all’iniziativa non erano tutti del “suo” paese. Il progetto è morto così, senza un vero perché, per questioni di gretto campanilismo.
Le biblioteche nei paesi della zona interessata dal progetto sono quasi tutte chiuse al pubblico e in stato di completo abbandono, peggiorate direi.
Qualsiasi novità è oggetto di critica e ostilità.
Maria Antonietta Pinna
Gentile Maria Antonietta,
so bene che in Sardegna la situazione è ancora peggio, lo attestano le statistiche, lo attestano i pochi libri e i quotidiani che si vendono. Verrebbe da dire “mal comune mezzo gaudio”, ma noi che siamo persone intelligenti non lo diciamo e cerchiamo nel nostro piccolo di operare affinchè la società in cui viviamo possa migliorare. Sono nella giuria di un premio letterario in Sardegna e a fine anno vi andrò per partecipare alla cerimonia di premiazione, anche questo potrebbe essere un piccolo segnale di risveglio. E sta nascendo una bella Casa editrice nel cuore dell’Ogliastra. Speriamo che questi segnali positivi vengano recepiti.
Salvo Zappulla
Evito di specificare che si tratta del Premio Gennargentu per non fare pubblicità occulta
Salvo zappulla
Purtroppo il provincialismo e la chiusura mentale non è solo isolano ma tipico di tutto il Bel Paese. Vero è che nelle isole la realtà è più circoscritta e si tende a salvaguardare il proprio orticello gettando la gramigna in quello altrui ma il problema reale è che quei pochi che fanno non si vedono perchè è proprio la “testa” della politica che andrebbe cambiata, il modo di ragionare clientelare e ristretto, non aperto ad esperienze che negli altri paesi hanno dato risultati, se non ragguardevoli, comunque assai soddisfacenti. Se tu hai una pecora e io due perchè devo fare società con te? Questo è il ragionamento e non si pensa che con tre pecore potresti inventarti un caseificio, dare lavoro ad altre persone, esportare i prodotti fuori provincia e poi fuori regione, magari dopo qualche anno quando le pecore sono diventate dieci, potresti creare un’azienda bio dove vendi la carne delle pecore, le olive, la frutta e così via, ma no! A questo non si pensa… e purtroppo questo modo di agire non ci sta portando da nessuna parte. In questo momento economico e storico lo stiamo toccando con mano e, come in un film già visto, chi ne soffre sono i nostri giovani ma soprattutto i giovani del Sud.
Cara Cinzia,
come fai a sapere che Maria Antonietta ha le pecore? Mica tutti i sardi fanno i pastori. A me sembra una persona che ha impiegato il suo tempo a studiare.
Salvo Zappulla
Mio buon Salvo,
non mettermi in difficoltà :-)) le pecore sono un esempio che mi è venuto in mente ripensando proprio una discussione reale a cui ho assistito sul perchè non associarsi per creare una cooperativa. Ma in quel caso non si parlava di una o due ma di interi greggi di 100/200 animali. Rita ci pensi tu a tirare le orecchie a questo discolaccio simpaticissimo di un siculo ;-))?
Un saluto cordialissimo a tutti.
@ Maria Antonietta: non conosco in modo particolare la situazione nelle isole, perché a parte una permanenza giovanile (e meravigliosa) in Sicilia ho sempre vissuto, per così dire, nel continente. Ma sospetto (come anche Cinzia) che la difficoltà che si incontra nel promuovere e realizzare nuove proposte, e farle considerare patrimonio comune, riguardi anche realtà continentali. Mi viene ad esempio in mente il caso di un piccolo paese della Toscana, che conosco perché mia sorella ci vive ed opera come insegnante e direttrice di una scuola di musica. In quella città c’è un festival musicale annuale di prestigio internazionale; ma non tutti, sul posto, lo vivono come un fiore all’occhiello, anzi, alcuni lo snobbano e cercano di limitare le manifestazioni correlate per ragioni di disturbo della quiete…
Mi spiace apprendere che il tuo bel progetto si sia arenato contro gli scogli del campanilismo. L’unica cosa che posso dirti è: non scoraggiarti. So che non è facile, ma non arrenderti e prova con un altro progetto. Proprio ieri commentavo amaramente con un’amica un caso spiacevole nel quale mi sono ritrovata invischiata proprio in questi giorni. Lei mi ha detto: be’, siamo in Italia, il paese nel quale prosperano i mediocri e i furbetti, che ci vuoi fare? Io credo che qualcosa si possa sempre fare: emarginare i furbetti e andare avanti, facendo corpo con i nostri simili.
@ Cinzia: senz’altro, sarà mia cura tirare le orecchie al discolaccio, anzi, ci proverò gusto! 🙂
Se non si riescono a portare avanti discorsi di cooperative, figuriamoci l’eccellente idea di Maria Antonietta di creare una biblioteca multimediale o comunque di proposte di arricchimento e di crescita culturale. Spero comunque che persone come Maria Antonietta, come Salvo Zappulla, come Giuseppe Matarazzo e tanti altri non demordano mai dai loro intenti e dallo splendido lavoro che in silenzio e con sacrificio stanno portando avanti. Ancora Complimenti a questo blog e alla sua eccellente curatrice.
bella, amara intervista.
ho conosciuto la sicilia, una vita fa.
sul mio blog, in passato, ho parlato del sud, dando soprattutto a voci del sud; quelli che insorgono, e dicono che non è vero, hanno, e non lo sanno, un’anima a forma di acqua
ciao Rita
Ciao Remo,
la cara Morena mi parla spesso di te, dice che sei una gran bella persona.
Salvo Zappulla
Ancora grazie, Cinzia! E un benvenuto a Remo.
Aggiungo una breve testimonianza da siculo dal 94 “caduto” su Milano per scelta-necessità-voglia di novità.
Non è facile capire chi parte se non si è vissuto in quelle terre e nell’unicità di ciascuno di noi la spinta a partire non ha qualità generalizzabili.
Non è scontato che “cu nesci arrinesci”. E’ chiaro che molti partono anche alla ricerca di una dignità che in Sicilia è spesso calpestata a vari livelli.
Poi “la Sicilia” è ovunque, non solo in Italia, e per certi aspetti Milano è la città più terrona d’Italia, dove per me essere Terrone è un Complimento.
Grazie
Francesco
Grazie a te, Francesco. Ci voleva una voce come la tua.
Giuro che sono capitato di nuovo qui per caso, pensavo il post fosse chiuso e invece trovo questa testimonianza di Francesco che ci presenta un altro aspetto della medaglia. Io a vent’anni sono andato via di casa perchè non andavo d’accordo con mio padre, il quale vedeva in me un ottimo contadino per il suo agrumeto. “Spalle robuste, buone per caricare cassette, è un peccato sprecarle con la penna”. Io avevo altre ambizioni, volevo fare lo scrittore. Oggi penso avesse ragione lui. Così mi sono ritrovato alla stazione Centrale di Milano, ho dormito lì una settimana prima di trovare una pensione e un lavoro. Muratore, semaforista, gommista (bucavo le gomme delle auto per conto di un piccolo artigiano che poi mi dava una percentuale sulle riparazioni) venditore porta a porta. E’ stata dura ma l’esperienza è servita a temprare il mio carattere.
Salvo Zappulla
Giusto per aggiungere una battuta al commento di Salvo..ciò che non ammazza fortifica…!
Spesso quando torniamo giù ci vedono come una volta vedevano gli “americani” quando facevano visita ai parenti e amici lasciati in Sicilia…con gli occhi (a volte invidiosi) per chi sembra essersi Fatto… una posizione economica di rilievo…! Spesso però la realtà è ben diversa e più che Fatto chi va al nord o all’estero è Sfatto di lavoro, e ripeto, che rispetto a giù, almeno prima del precariato diffuso, notavo un rispetto della dignità della persona prima che del lavoratore.
Adesso anche “giù al nord” la situazione è un pò cambiata anche da questo punto di vista….!
Francesco. Non ho capito tutti questi giù e su intrecciati. Ma che mestiere fai, l’ascensorista? Io, la prima volta che sono sceso giù in Sicilia, dopo tre anni in Lombardia, parlavo in dialetto meneghino per darmi delle arie, portavo occhiali a specchio e cercavo di rendermi la voce roca come Umberto Bossi. Al mio paese mi volevano linciare.
Salvo Zappulla
Salvo mi piace giocare col le parole…! Di solito gioco con le molecole…!
Io parlo siculo giornalmente e anche se qualcuno non distingue più che sono siculo si sente chi sugnu di qualche parte del sud…!
Poi ho sempre frequentato ambienti multietnici per quanto riguarda gli accenti…pochi autoctoni…!!
Milano è molto terrona e parecchio diversa dalle realtà che ci sono attorno e in gran parte del nord, dove essere “infettati” linguisticamente e farsi “linciare”, per aver tradiTo l’idioma di origine, quando si torna al paese è più facile…!
Conosco benissimo Milano, e conosco benissimo la provincia, due realtà completamente diverse. Ho girato la Lombardia in lungo e in largo. Vendevo il Folletto negli anni 80. “Drin!Drin!” Due squilli imperiosi a breve distanza, per stabilire con il cliente un approccio che facesse capire subito chi dirigeva le operazioni. Carina questa chiacchierata, ma meglio chiuderla qui. Magari gli squilli del campanello rischiano di svegliare la signora Charbonnier e se si accorge che stiamo scambiando il suo salotto letterario per una chat privata, ci dà un bel calcio nel sedere e ci sbatte fuori.
Salvo Zappulla
Salvuzzooooooo e Francescuzzooooo!
Per me potete continuare quanto vi pare, anche tutta la notte e tutto domani e dopodomani e nei giorni a seguire! 🙂
Bacioni, Rita
Per chiuderla sicillianamenti…ha ragiuni…se la sciura se ne accorge ci castra…!
Visto? Basta strofinare la lampada e il genietto appare. E pure i bacioni!!!(facciamo 5 per uno, crepi l’avarizia) Di questi tempi bui è come sorvolare il cielo col deltaplano. Ora sì che si può andare a dormire.
Zapppppppppppppping.
Basta non strofinare altre cose che poi il blog cambia tipologia….volendo sempre letteraria!!
Buona notte a tutti
Ha ha ha ha! Buonanotte a te e a Zappppppppping! (E a chi altro si trovi nei paraggi…)
Rituzza
Rituzza sei comparsa.?…pensavamo fossi definitivamente scomparsa trasformata in protoni per l’acceleratore di Ginevra…! Sai per ora li accelerano per farli scontrare…pi truvari i segreti della formazioni dell’universu..dicono.! Tante seghe mentali ad altissimo costo..dico io!!
Sono solo cu cumpari Bach..che non ha fatto delle musiche da buttare….!! Non capisco un acca
di musica classica ma ogni tantu Bach o qualche iautru vengono a farmi visita..otorina…!!
Baciamo le Mani
un brivido mi percuote passando per questo blog….lodi lodi lodi per tutti quanti i vostri inteventi!..
…da una sicula che ha dovuto impacchettare tutti i ricordi di una vita vissuta tra alberi di agrumi e profumo di zagara e portarli via con sé…lontano lontano…
…confidando nella buona sorte…
…sperando che il coraggio e la fortezza d’animo non venissero mai meno…
…credendo che anche da sola…avrebbe potuto affrontare la Vita…
…conservando preziosamente ogni momento della sua infanzia…
…amando sempre più, se possibile…la famiglia lontana…
…sempre con la speranza di ritrovare la sua gente, la sua terra…un pezzo della sua ‘piccola vita’…
lc
Grazie di cuore del tuo bellissimo intervento, LC.
Complimenti a te per il blog…
lc
ciao giuseppe …ti vorrei fare una domanda sulle tue origini…ma tu hai vissuto a sortino(sr)?….voglio vedere se sei chi dico io….
Caro Anonimo, non so se Giuseppe continui a tenere d’occhio questa pagina; proverò a mandargli il link. In ogni modo, se vuoi vedere se Giuseppe è chi dici tu, perché, o Anonimo, non ci dici in primo luogo chi sei tu? 🙂