Uno scambio di neonati, avvenuto in Romagna nel tardo ‘700, avrebbe portato sul trono di Francia il figlio di uno sbirro italiano: questo il mistero storico alla base del romanzo La strana giornata di Alexandre Dumas
Articolo di Luigi Rivola

La storia del baratto di Modigliana sarà sempre — a dispetto di chi l’ha trattata e la tratta come una vicenda di poco conto — un capitolo molto importante nella storia della cittadina romagnola, al pari della grande battaglia del 204 a.C. fra i Galli e il console romano Appio Claudio, al pari delle gesta dei conti Guidi e della fondazione della storica Accademia degli Incamminati.
Il «baratto» risale al 1773, quando a Modigliana, in casa dei conti Borghi di Faenza, si ritrovarono per caso due donne: una francese, che col marito era ospite dei nobili faentini, e una italiana, che in quella casa lavorava come sguattera. Entrambe le donne erano incinte e prossime al parto. Nella stessa notte (la vigilia del Venerdì Santo del 1773), alla francese nacque un maschio e all’italiana una femmina, che fu chiamata Maria Stella.

Busto di Maria Stella Chiappini
Museo d’Arte Moderna di Stoccolma
Foto di Luigi Rivola
Nel volgere di pochi mesi dopo questo evento, il padre di Maria Stella, Lorenzo Chiappini, migliorò notevolmente, e misteriosamente, le condizioni economiche della sua famiglia, e nel 1777 si trasferì a Firenze, essendo stato nominato capo di una compagnia di arcieri dal Granduca Leopoldo.
Maria Stella fu educata a Firenze e frequentò scuole di danza e di canto. A tredici anni il padre la promise in sposa a un cinquantenne lord inglese che se ne era invaghito; il matrimonio fu celebrato e poco dopo la coppia partì per l’Inghilterra, per stabilirsi nel superbo castello di Glynllivon, dove Lord Newborough, lo sposo, presentò la moglie all’aristocrazia gallese col titolo di Marchesina di Modigliana. Da questo matrimonio nacquero due figli maschi, nel 1802 e nel 1803, ma nell’ottobre del 1807 Lord Newborough passò a miglior vita e Maria Stella si ritrovò vedova, giovane e ricchissima. Obbligata ad un primo matrimonio con la forza, tre anni dopo la morte del marito si sposò nuovamente, ma per amore, con un barone russo, Edoardo Ungern Sternberg, di nove anni più giovane di lei, che la portò con sé a San Pietroburgo, avendo dovuto Maria Stella abbandonare i figli perché così aveva stabilito Lord Newborough in caso di seconde nozze della vedova.
In Russia, Maria Stella fu ammessa alla corte dello Zar, viaggiò a lungo e nel 1811 partorì un terzo figlio. Dieci anni più tardi fu richiamata in Italia per visitare il padre molto malato. Giunse a Firenze e vi si trattenne perché Lorenzo Chiappini era ormai prossimo a morire. Un giorno le fu detto che il padre le voleva parlare: Maria Stella lo raggiunse e il moribondo riuscì in sua presenza a pronunciare solo la parola «baratto». In seguito non le fu più possibile parlargli per il divieto postole dai fratelli. Lorenzo Chiappini morì il 21 dicembre 1821 e Maria Stella si trattenne prima a Firenze, poi si trasferì a Siena, dove ricevette una lettera scrittale dal padre prima di morire. Scriveva il padre:
« Miledi (!) Giunsi finalmente al termine dei miei giorni senza aver svelato ad alcuno un segreto che riguarda me e la Vostra Persona direttamente. Il segreto è l’appresso. Il giorno della Vostra nascita da persona che non posso nominare e che già è passata all’altra vita, a me nacque un figlio maschio; fui richiesto a fare uno scambio e, mediante le mie finanze di quei tempi accedei alle molteplici richieste con vantaggio; ed allora fu che vi adottai per mia figlia in quella guisa che mio figlio fu adottato dall’altra parte. Vedo che il cielo ha supplito alle mie mancanze con porvi in uno stato di miglior condizione del Vostro Padre, sebbene Esso pure fosse per rango quasi simile, ed è ciò che mi fa chiudere con qualche quiete il termine di una vita; serva a voi questa operazione per non farmi colpevole totalmente, domandandovi perdono di questa mia mancanza. Vi prego – se vi piace – di tenere in voi questa cosa, per non fare parlare il mondo di un affare che non vi è più rimedio. Non vi sarà consegnata questa mia che dopo la mia morte. Lorenzo Chiappini».

A questo punto ha inizio la seconda parte della storia, che per motivi di spazio dovremo necessariamente riassumere. Maria Stella dedicò da quel momento tutta la sua vita e il suo enorme capitale alla ricerca delle sue origini. Indagò personalmente a Faenza e a Modigliana e riuscì a ricostruire l’identità dei due francesi ospiti nel 1773 dei conti Borghi: si sarebbe trattato nientemeno che del duca Luigi Filippo d’Orleans e di sua moglie Luigia Maria Adelaide di Bourbon-Penthièvre, in Italia sotto le mentite spoglie di «Conti di Joinville».
La tesi del baratto di Modigliana fu accettata anche dal vescovado di Faenza, presso il quale Maria Stella aveva intentato una causa per ottenere il riconoscimento del suo effettivo casato; la sentenza, clamorosa, fu poi parzialmente annullata, su pressione del Vaticano, con la conferma sì del baratto, ma operato da genitori ignoti. Nel 1830, mentre Maria Stella si spostava continuamente fra Italia e Francia, scriveva la sua verità su un diario e dilapidava capitali enormi nel vano tentativo di raccogliere prove convincenti, Luigi Filippo d’Orleans, figlio dell’ipotetico «Conte di Joinville» divenuto famoso non tanto per il baratto, quanto per il soprannome di Egalité, e ghigliottinato verso l’epilogo della Rivoluzione Francese, fu acclamato re dei francesi col nome di Luigi Filippo I. Per Maria Stella era un usurpatore e un popolano di infimo rango, e le sue rivendicazioni, ormai note a tutti nell’ambiente dell’aristocrazia italiana, inglese, francese ed ecclesiastica, diventarono estremamente imbarazzanti e motivo di scherno per i detrattori del re, tanto che il poeta Giuseppe Giusti in una sua poesia lo chiamò «re Chiappini». Tra l’altro, a sue spese, Maria Stella fece pubblicare in italiano e in francese un libro dal titolo «Cambio criminoso di una bambina del più alto rango con un fanciullo della più vile condizione»; il libro/accusa venne diffuso nelle librerie francesi, dove tutte le copie vennero sequestrate per ordine di Luigi Filippo.
Maria Stella morì a Parigi il 28 dicembre 1843, abbandonata da tutti poiché lei stessa aveva abbandonato i figli e il marito e dilapidato ogni sua sostanza per inseguire questo irraggiungibile sogno di giustizia e di nobiltà. Venne sepolta nel cimitero di Montmartre, ma della sua tomba oggi non v’è più traccia alcuna. Rimane di lei solo una lapide apposta dai suoi figli inglesi nel castello di Glynllifon, e rimangono i suoi libri, conservati nelle biblioteche di Faenza e Modigliana, e gli atti del clamoroso processo di Faenza, che incautamente sentenziò che il baratto di Modigliana c’era stato.
Il baratto di Modigliana: le strane coincidenze
Perché rispolverare questa storia, ormai sepolta negli archivi e rievocata soltanto nel romanzo di Rita Charbonnier? Perché risvegliare il fantasma inquieto di Maria Stella? Il motivo, per quanto mi riguarda, è una coincidenza quasi incredibile venuta alla luce grazie ad Internet. «Navigando» sulla grande rete, mi è venuto in niente una sera di scrivere su un motore di ricerca il nome «Lorenzo Chiappini». C’era, e a questo nome erano legati diversi argomenti di cui già ero a conoscenza, ma la mia curiosità è diventata grande quando ho scoperto, sul monitor del computer, che in Sudafrica esiste un fondo di beneficenza che si occupa di finanziare diverse organizzazioni nazionali, tra cui quello per l’assistenza ai bambini abbandonati, o la salvaguardia degli animali selvatici. Questo fondo si chiama «The Lorenzo e Stella Chiappini Trust», ovvero, «Fondazione Lorenzo e Stella Chiappini».

Pazzesco! Non esisteva un indirizzo della fondazione, ma solo quello di uno degli enti beneficiati. Così ho scritto una e-mail a questo ente, chiedendo come contattare la Fondazione Lorenzo e Stella Chiappini. Ho avuto subito risposta. Ho scritto allora, sempre per posta elettronica, all’indirizzo fornitomi, chiedendo spiegazioni sul nome della fondazione e spiegandone i motivi; dopo alcuni giorni un dirigente del fondo, signor Mike Bosazza, di chiarissime origini italiane, mi ha risposto.
«La storia che mi ha raccontato è davvero affascinante e mi incuriosisce. Cercherò di dare alcune informazioni. La fondazione Lorenzo e Stella Chiappini è stata creata da Stella – Lady Bailey, terza moglie di Sir Abe Baileij. Sir Abe era un importante magnate delle miniere, e io sono convinto che Stella fosse molto più giovane di lui. Certamente gli sopravvisse per molti anni. Stella Chiappini e suo fratello Lorenzo venivano da una famiglia molto in vista di Città del Capo, ed ella era molto interessata non solo ai problemi sociali, ma anche alle arti, specialmente al balletto. Non avendo avuto figli, durante la sua esistenza diede vita alla fondazione e la finanziò con un generoso lascito alla sua morte. So che esistono ancora parenti dei Chiappini e un suo nipote acquisito, che potrebbe darci una mano a chiarire il mistero».
Una rivelazione davvero sorprendente: una Stella Chiappini ricchissima in Sudafrica, sposa a un nobile molto più anziano di lei e di origine inglese, appassionata tra l’altro di danza. Le coincidenze sono semplicemente e innegabilmente impressionanti. Ed aveva anche un fratello di nome Lorenzo…
La terza parte della storia di Maria Stella è appena iniziata.
Articolo di Luigi Rivola
Che notizia interessante… a me la storia di Maria Stella ha colpito molto, come sai. 😉
Eh, lo so, eccome se lo so… 😉
Addentrarsi nella storia di Maria Stella, comunque, significa inevitabilmente imbattersi in particolari curiosi e strane coincidenze. Forse perché al tempo la sua rivendicazione destò grande scalpore e fu insabbiata; del resto, se fosse accertato quel che lei sosteneva, anche al giorno d’oggi i membri di non poche importanti dinastie potrebbero provare grande imbarazzo (l’attuale re di Spagna discende da Luigi Filippo/re Chiappini…). O forse perché i discendenti suoi, e degli Orléans, sono sparsi in mezzo mondo.
Poiché conosci bene anche “Le due vite di Elsa”, ti dirò una cosa che mi è balzata davanti agli occhi mentre lo scrivevo, e mentre scrivevo le scene sulla vita di Anita Garibaldi. In Brasile, nello stato di Santa Catarina, dove nacque Anita, c’è una grande e bella città che si chiama Joinville. Fu chiamata così per omaggiare uno dei figli di Luigi Filippo/re Chiappini, che sposò una delle figlie dell’imperatore Pedro… non è una coincidenza a dir poco bizzarra?
A presto, cara!
Ringrazio vivamente per il contributo, che costituisce linea guida di partenza valida per qualsiasi livello di approfondimento della questione, della quale sentii per la prima volta parlare di sbieco da piccolo quando ero a casa dello zio materno con i miei genitori, e della quale compresi fin da subito l’importanza (non inferiore al dato della nascita di Silvestro Lega, o dell’apporto di Don Giovanni Verità per la salvezza di Garibaldi e l’Unità d’Italia tutta), fino a ricordarmene e ad incuriosirmene questa sera.
Bellissima coincidenza anche quella relativa alla fondazione sudamericana.
Risiedendo a Modigliana fin dalla nascita in Faenza, e cioè da 29 anni, e, conoscendo bene il territorio, sono disponibile a dare una mano per eventuale accesso ai dati documentali locali, se ve ne sono.
Basta rispondere al commento e mettersi in contatto.
Nicola Mercatali