Il codice etico dello scrittore

Dall’America, tra il serio e il faceto, una serie di precetti ai quali gli scrittori dovrebbero attenersi per sentirsi bene con se stessi

Codice etico: le mani intrecciate di chi medita

Per chi non lo conoscesse, JA Konrath è un autore americano di thriller, che però non sono stati pubblicati in italiano e sono prevalentemente, a quanto sembra, autopubblicati. Per chi legge in inglese e ama gli eBook, i suoi romanzi — dice di aver venduto oltre 500.000 copie! — si trovano qui.

Sul suo blog, tra il serio e il faceto, Konrath elabora un vero e proprio codice etico dello scrittore, una serie di precetti ai quali chi scrive e pubblica libri dovrebbe attenersi. Prende spunto da alcune rivelazioni scandalose riportate sul New York Times, sul Telegraph e sul Guardian: è ormai noto che diversi scrittori, in Inghilterra e in America, pagano i critici perché parlino bene dei loro libri, oppure si creano identità fittizie sul web, dei veri e propri cloni a nome dei quali elogiano i propri libri e stroncano quelli degli altri, attaccano coloro che hanno espresso perplessità sulla loro scrittura, eccetera.

È tempo, dunque — dice Konrath — di stabilire alcune regole di comportamento, e le elenca puntualmente. All’inizio sembra tutto abbastanza logico, poi la cosa si estremizza e si va nell’assurdo, se non nel Grand Guignol.

Il codice etico dello scrittore

di JA Konrath

1. Non pagherò mai nessuno perché scriva una recensione positiva di un mio libro.

2. Non utilizzerò mai un account falso (un clone, o un account anonimo) per stroncare un libro di un altro scrittore.

3. Non utilizzerò mai un account falso per recensire ed elogiare i libri scritti da me.

4. Non invierò mai copie dei miei libri ai critici, qualora essi scrivano per un periodico nel quale il mio editore acquista spazi pubblicitari.

5. Non chiederò mai ad amici, familiari, colleghi, o a chiunque mi conosca personalmente di scrivere recensioni dei miei libri, dal momento che queste persone sono bendisposte nei miei riguardi.

6. Non chiederò mai ai miei estimatori di scrivere recensioni dei miei libri, dal momento che essi sono bendisposti nei miei riguardi.

7. Non assumerò mai un addetto stampa per inviare i miei libri ai giornalisti, dal momento che questo, a ben pensarci, significa pagare per ottenere recensioni.

8. Non permetterò mai all’addetto stampa del mio editore di mandare in giro i miei libri da recensire, dal momento che gli addetti stampa vengono pagati per questo.

9. Non permetterò mai a nessuno di mandare in giro i miei libri da recensire, perché le persone coinvolte nel processo mi conoscono, e se mi conoscono non potrò mai ottenere una recensione imparziale.

10. Non permetterò mai di essere recensito da chiunque io abbia mai incontrato. Tutte le recensioni dei miei libri dovranno provenire da qualcuno che non mi abbia mai incontrato, che non abbia mai sentito parlare di me, che non mi abbia mai letto in precedenza; e ciò dovrà essere attestato da una dichiarazione giurata.

11. Ogni recensione dovrà provenire da un critico professionista dalla specchiata integrità morale. Ma questo professionista non potrà accettare compensi in qualsiasi modo o forma, poiché essere pagato per recensire potrebbe compromettere la sua specchiata integrità morale.

12. Avrò cura di intervistare personalmente ogni critico che intenda recensirmi per avere la certezza che non sia di parte, e poi gli chiederò di distruggere la sua recensione, perché il nostro incontro l’avrà resa di parte.

13. Non scriverò mai un “blurb” per un libro di uno scrittore che conosco di persona.

Per chi non lo sapesse, nel mondo anglosassone i “blurb” – sostantivo, ma anche verbo – sono brevi frasi di commento ai nuovi libri in uscita, scritte da altri autori.

14. Non accetterò mai che un autore che conosco scriva un “blurb” per un mio libro.

15. Non scriverò mai un “blurb” per nessun autore, perché un giorno o l’altro potrei conoscerlo.

16. Non recensirò mai niente, né “blurberò” mai niente, né permetterò che i miei libri siano mai recensiti o “blurbati” da alcuno.

17. Non permetterò mai a nessuno che io abbia conosciuto, o potrei conoscere un giorno, di “blurbare” o recensire qualsivoglia libro.

18. Non userò mai un clone o un account anonimo per postare online qualsivoglia cosa, perché devo assumermi la responsabilità delle mie parole.

19. Non posterò più nulla online, mai più, perché le mie parole potrebbero cozzare contro il senso morale di qualcun altro.

20. Io castigherò, denigrerò, ridicolizzerò, deriderò, lincerò pubblicamente chiunque abbia violato una delle regole di cui sopra.

21. Mi farò tatuare questo codice etico in modo permanente sulla schiena per mostrare a tutti quale persona etica e morale io sia.

22. Coloro che non sono interessati al mio senso della morale saranno da me costretti a leggere e memorizzare il tatuaggio che avrò sulla schiena, e a farlo pubblicamente, tutte le volte che mi andrà.

23. Tutti coloro che non si conformano al presente codice etico saranno interdetti per sempre dallo scrivere e subiranno la tortura della ruota; saranno forzati a ingoiare i propri intestini, mandandoli giù per le loro bocche bugiarde, traditrici, disoneste, prive di etica, mentre inutilmente chiederanno pietà; poi saranno mandati al rogo e alla fine squartati, e le loro membra carbonizzate, sfumacchianti, abbrustolite saranno piantate su delle picche perché tutti possano vederle. Questa punizione sarà estesa a qualsiasi persona, viva o morta, abbia mai avuto contatti con il colpevole, oppure ne abbia sentito parlare.

JA Konrath

About

Questo è il sito di Rita Charbonnier, autrice dei romanzi Figlia del cuore (di prossima uscita per Marcos y Marcos), La sorella di Mozart (Corbaccio 2006, Piemme Bestseller 2011), La strana giornata di Alexandre Dumas e Le due vite di Elsa (Piemme 2009 e 2011). Scopri di più...

9 commenti su “Il codice etico dello scrittore

  1. E’ vero tutti più o meno facciamo delle cose di chi prima o poi ci vergogneremo, che sappiamo che non vano fatte, che critichiamo aspramente se fatte da altri…ma anche questo è la libertà. Però di questo “regolamento” c’è una cosa che sottoscriverei volentieri anche al di fuori di ogni ironia: basta con tutte queste recensioni fatte un po’ a casaccio!!! Ciao, a presto.
    Antonella

  2. Che il romanziere romanzeggi, cara Antonella, e che il recensore recensisca! Anche a casaccio, perché no? Se parliamo di libertà… 😉
    Abbracci, grazie e a presto!
    R.

  3. In realtà è pubblicato anche in Italia, da Àlacran. Credo si siano fermati ai primi tre titoli, perché non se li è filati nessuno. Il che è un peccato perché la sua eroina, il tenente Jacqueline “Jack” Daniels, non è mica male. Ciao, a presto.
    Andrea

  4. Caro Andrea, grazie dell’intervento, che piacere risentirti!
    Mea culpa: mi ero fermata ai dati disponibili su Amazon. Ecco i suoi libri su Deastore; alcuni titoli (usati) si trovano anche su eBay. Per chi vuol cimentarsi in una ricerca. 🙂

  5. Ciao, Larry! Sei proprio tu? Il commento è stato lasciato esternamente al tuo account Blogger. I miei libri li hai letti? 😉 Nel più recente, “Le due vite di Elsa”, c’è molto teatro…

  6. Una giaculatoria questo codice etico, qualcosa che ho letto come una preghiera, con venerazione e poi riletto come una lagnanza di chi scrittore, io no! (ahimè), ha intorno un branco di affamati lupi. È una lamentela ad un sistema cui si deve sottostare? Un’imprecazione contro chi vuole che un libro sia paragonabile ad un semplice titolo di viaggio, un semplicissimo biglietto da inserire nella macchinetta obliteratrice? Non si può credo applicare un codice di questo moralistico livello oggi giorno, ma bisogna crederci, anche se poi il mondo è immorale. Mi è garbato mangiarlo, gustarlo ed ora ne sento tornare indietro gli esiti, come un effetto memoria. Nessun risultato è paragonabile alla lettura di un libro, perché la scrittura appena sfamata la mente, tenta ancora un’altra azione del leggere.

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