Un breve estratto dallo spettacolo con Nino Manfredi, e un ricordo di quella stagione
Se è vero che ricorriamo al passato quando il futuro appare incerto e/o quando abbiamo bisogno di esempi edificanti, ecco a voi un breve brano di uno spettacolo che feci con Nino Manfredi. Era una commedia musicale dal titolo Parole d’amore… parole, che lui aveva scritto e che diresse, e che fu presentata al Teatro Sistina di Roma, al Carcano di Milano e poi a Bergamo, Firenze, Bologna… Nel cast, oltre alla sottoscritta, Fioretta Mari e Gianluca Guidi.
Nella scena in questione si definiscono le condizioni di un bizzarro matrimonio tra il personaggio di Manfredi (un viveur non più giovane) e il mio (una giovane casta e pura).
Una sera, dopo lo spettacolo, mi fu portato in camerino un foglio avvoltolato in un elegante nastrino rosso; era una lettera di una spettatrice, scritta con una grafia molto curata, e diceva: “Cara signorina, sono una ragazza di 23 anni, forse la sua età… Volevo dirle che mi sono riconosciuta completamente nel suo personaggio. Mi è sembrato di rivedere me stessa. Mi piacerebbe tanto poterla conoscere.”
E in effetti, quando l’autrice della lettera mi fu condotta, la trovai straordinariamente simile al personaggio che interpretavo: stesso taglio di capelli, stessi occhialini tondi, stesso abbigliamento elegante (i miei abiti erano di Krizia, scelti da Erminia Manfredi, autrice anche della scenografia) e un tantino monacale. Venne a trovarmi in camerino anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e la sera dell’ultima replica, prima di andare in teatro, me la ritrovai nella hall dell’albergo che mi aspettava per accompagnarmici.
Iniziai a trovare la cosa bizzarra quando, in una città vicina, nell’atrio del teatro lei spuntò da dietro un manifesto e mi abbracciò. Però fu l’ultima volta che la vidi: da quando ci salutammo, non ne ho più avuto notizie.
Grazie Rita,
di questo breve brano. Sei brava e versatile sulla scena.
Ma quante cose sai fare? E tutte bene?
E’ un piacere conoscere tanta ricchezza riunita in una sola persona. Fa bene al cuore e ci lascia sperare in un presente e in un futuro migliore, dove il talento possa trovare il giusto spazio e una fruizione adeguata al merito e allo sforzo.
Le tue piccole pillole rendono più luminosa la giornata.
E’ anche bello rivedere Manfredi e in qualche modo ricordarlo attraverso questa citazione.
Che altro?
Ieri ho assistito al commento di un brano della Divina Commedia da parte di Roberto Benigni. Mi ha colpito l’affermazione di Dante, in cui rivela che a Dio il lavoro è “nepote”: il lavoro degli uomini, a cui differentemente ha distrubuito i talenti, è talmente caro a Dio da essergli nipote. Non è bellissimo?
Quindi grazie ancora per condividere con noi il tuo lavoro (i tuoi lavori) e che Dio benedica te e il tuo lavoro in questa e nell’altra vita.
Antonella
Ma grazie a te, Antonella. Parafrasando il Bardo, I can no other answer make but thanks, and thanks, and ever thanks. 🙂