Scrivere senza leggere

Si può scrivere un libro se non si ama la lettura?

Da quando mi è venuto l’estro di parlare degli agenti letterari, ho cominciato a ricevere email da aspiranti scrittori che mi chiedevano ulteriori consigli sull’argomento. E anche, cosa che mi ha sorpresa, da aspiranti scrittori che mi chiedevano se fossi disposta a rivedere i loro scritti. A “editarli“.

Mi ha sorpresa ancor più constatare come alcuni di questi aspiranti letterati affermassero candidamente di scrivere senza leggere. Che, cioè, non avevano mai particolarmente amato la lettura, ma la scrittura, quella sì, tantissimo. E comunque, mi ha detto qualcuno, “io dedico alla scrittura ogni mio momento libero, quindi il tempo per leggere non mi rimane.”

Più in basso trovate la email che ho inviato a un’aspirante romanziera, la quale insisteva per pagarmi perché revisionassi il suo romanzo: dovevo andare a caccia, diceva, dei suoi svarioni. Poiché non mi sembra che il ruolo dell’editor si riduca al mettere a posto i congiuntivi, ho fatto un po’ di resistenza. Alla fine mi sono risolta a pregarla di inviarmi una sinossi di una pagina e le prime venti pagine del testo.

Scorrendo il materiale, mi è sorto il sospetto che costei non fosse proprio una lettrice; che in vita sua avesse letto poco o niente. Per cominciare, gli svarioni non mancavano… allora le ho scritto: che cosa stai leggendo, in questi giorni? Potresti fornirmi un elenco degli ultimi romanzi che hai letto, dal più al meno recente? Le ho chiesto inoltre se avesse putacaso letto i miei, visto che aveva deciso di rivolgersi proprio a me…

Lei mi ha risposto che in effetti negli ultimi anni ha avuto la possibilità di leggere pochino, visto l’impegno considerevole che le ha richiesto la scrittura del suo libro; che i miei romanzi non li aveva ancora letti, ma si era “già attivata per ordinarli in libreria”.


Cara …,
purtroppo mi confermi una cosa che sospettavo: tu non leggi. E secondo me, pretendere di scrivere senza leggere è come pretendere di attraversare la Manica a nuoto senza aver mai fatto dieci vasche in piscina. È come pretendere di dipingere un tramonto senza mai averne osservato uno.

L’arte è una catena di esperienze. È camminare a modo nostro su un terreno che altri hanno calpestato prima di noi. E il percorso che gli altri, prima di noi, hanno intrapreso, noi dovremmo conoscerlo.
Non si può scrivere senza leggere. Al contrario, bisognerebbe leggere moltissimo. Per migliorare la propria lingua, per ampliare i propri orizzonti, per approfondire la propria visione delle cose.
Perché esiste un fatto molto semplice: più si legge, meglio si scrive.

Mi permetto di darti un consiglio. Per qualche tempo lascia da parte i tuoi scritti, salvali su un CD, su una pennetta, stampali e mettili in cassaforte, ben chiusi. E non riprenderli più finché non avrai scoperto, o riscoperto, il piacere della lettura. Dovresti fare in modo che la lettura di piacere divenisse un’abitudine della quale non riesci a fare a meno. Ci vorrà del tempo, ma è possibile ed è un bel traguardo.

Prova a designare un giorno a settimana nel quale leggere: un giorno in cui, di solito, hai almeno una mezz’ora di buco. Quello è il tuo giorno di lettura. Non metterlo in discussione, non saltarlo, fallo e basta. All’inizio potrà sembrarti un po’ faticoso, ma a un certo punto diverrà un piacere. Oppure, prova a designare un momento della giornata nel quale leggere: potrebbe andar bene soprattutto se i tuoi orari sono sempre gli stessi. E una volta che hai trovato il momento migliore per il tuo appuntamento con la lettura, non metterlo in discussione, non saltarlo: leggi e basta.

E cosa dovresti leggere? Avrei bisogno di conoscerti, per poterti suggerire qualcosa che ti faccia sperabilmente scattare una scintilla. Prova a vagare tra i classici dell’Ottocento e del Novecento, per cominciare. Prova con gli autori contemporanei, magari italiani, magari quelli che hanno vinto premi importanti.

Quando avrai scoperto l’amore per la lettura, solo allora, riprendi in mano i tuoi scritti. E se vorrai, ne riparleremo.
Buon lavoro, in bocca al lupo e un abbraccio,
Rita

About

Questo è il sito di Rita Charbonnier, autrice dei romanzi Figlia del cuore (di prossima uscita per Marcos y Marcos), La sorella di Mozart (Corbaccio 2006, Piemme Bestseller 2011), La strana giornata di Alexandre Dumas e Le due vite di Elsa (Piemme 2009 e 2011). Scopri di più...

    15 commenti su “Scrivere senza leggere

    1. Beh, e che t’ha risposto? Ha cominciato a leggere i classici? 🙂
      Anche secondo me si vede se uno scrive e non ha letto nulla. Ma credo anche che si possa scrivere male pur leggendo il minimo: bisogna vedere come recepisce il lettore e se fa esercizio di scrittura.

    2. Non mi ha risposto affatto… ci sarà rimasta malissimo.
      Sono d’accordo con te: un lettore onnivoro e vorace non è automaticamente uno scrittore efficace. Ma uno che non legge è veramente molto, molto difficile che possa scrivere decentemente. E anche che possa vivere consapevolmente.

    3. Certo, un lettore seriale non per questo saprà scrivere, ma almeno avrà uno strumento in più per capire se quello che scrive vale qualcosa oppure no.

      Magari la signorina risponderà in futuro.

    4. Dove è documentato che ogni grande scrittore abbia prima letto grandi scrittori? Dostoevskij ha scritto così tanto che non credo avesse tempo per leggere libri di altri. Perciò si può dire che la scrittura sia una dote quasi istintiva che si raffina nel tempo. Moravia scrisse Gli indifferenti a 20 anni. E si dice che sia rimasto il suo libro migliore. Quanti libri aveva letto prima? La questione è un’altra. Se non esistesse il computer ma fosse rimasta la compianta macchina da scrivere, su cui bisognava sudare per scrivere, correggendo continuamente e senza la possibilità di dare l’illusione di avere subito in casa il testo già impaginato e stampato in attesa solo dell’editore oggi non vi sarebbero tanti imbrattacarte con un numero di scrittori superiore a quello dei lettori. Anche i grandi editori pubblicano tanta spazzatura purché si tratti di autori già noti o personaggi televisivi. Un esordiente purtroppo deve rivolgersi a piccoli editori a pagamento. In una giungla di piccoli editori si può trovare raramente, ma può capitare, un buon libro, soprattutto di saggistica. E ora, cara scrittrice, si tenga forte. Ho letto pochi romanzi nella mia vita. Di Kafka, Dostoevskij, Pirandello (tutte le novelle), Verga, per non contare i classici di avventure che lessi da ragazzino (Kipling, Mark Tuwain – non mi ricordo nemmeno come si scriva- Salgari, Verne etc.). Ma che cosa ne ho tratto in fatto di conoscenze? Nulla. Se non si tratta di affrontare i grandi temi della vita, gli interrogativi circa il suo significato, meglio lasciare perdere. Preferisco un libro di cosmologia circa l’origine dell’universo e di biologia evoluzionistica circa l’origine della vita. Lei che cosa ha letto in proposito. Se non ha fatto letture su questi temi lei (non) ha nulla da insegnare (evito sempre la doppia negazione). Lei, se legge solo romanzi, può anche leggerne uno alla settimana ma rimarrà un’ignorante. Pietro Melis (professore universitario di storia della filosofia in pensione da tre anni e da tre anni di fronte al non senso della vita). I miei ultimi libri (dopo l’andata in pensione) spaventano perché la gente ha bisogno di rimuovere il pensiero della morte distraendoso con libri spazzatura.profpietromelis@gmail.com http://www.ordineliberale.org

    5. Oh, santo Cielo, professor Melis. Quando metto qualcosa online e trovo un commento come il suo, mi passa la voglia di gestire il blog, mi viene voglia di cancellarmi da Facebook… la polemica online, tanto per fare polemica online, mi sembra sempre più spesso oziosa e inutile. Ne ho parlato in un post precedente e lo dico anche nelle Avvertenze (che lei avrà senz’altro letto prima di inserire il suo commento visto che è persona accorta oltre che colta): questo blog non è in primo luogo uno spazio di discussione e io *non ho tempo* di seguire e moderare eventuali diatribe tra commentatori; figuriamoci di impegnarmi in prima persona in una delle medesime. Quindi adesso mi limiterò a risponderle parzialmente e con la maggior brevità possibile, facendo presente che – nonostante il rispetto che non posso non nutrire (sic) per la sua età e per la sua figura accademica – mi riservo di non rispondere, dovendo occuparmi di altre cose e non tutte intellettualmente rilevanti, a sue eventuali contro-risposte.

      Moravia ha scritto in giovane età un altissimo esempio di letteratura come “Gli indifferenti”, è vero. Ed è una cosa incredibile che un ragazzo sia riuscito a rendere la corruzione morale in quel modo. Alcune pagine provocano un senso di disgusto intollerabile, o almeno lo hanno provocato a me quando l’ho letto (non molti anni fa). Come ha potuto un ventenne rappresentare il marcio, quel marcio, in quel modo? Non ne ho la più pallida idea. Ma sul piano letterario quel ventenne era poco preparato, non aveva “fatto in tempo” a leggere molto? Non direi. Se non erro la tubercolosi ossea, che aveva colpito Moravia a nove anni, l’aveva costretto a letto fino ai diciassette, e lui che cosa aveva fatto durante la degenza? Guarda un po’: aveva letto ininterrottamente (e iniziato a scrivere).
      Ma non mi diverte nemmeno continuare a sostenere che non si può scrivere senza leggere, che non si può suonare senza ascoltare musica, che non si può dipingere senza studiare i dipinti altrui; che non credo nell’ingenuità artistica. Quel che mi colpisce, professor Melis, è il suo tono polemico. Perché sente il bisogno di insinuare che io sono un’ignorante? Perché si sente attaccato? E soprattutto, perché va clamorosamente fuori argomento? Qui nessuno ha sostenuto la necessità di leggere romanzi per acquisire conoscenze fondamentali sulla vita; io lo credo, certamente, ma in questa sede non l’ho sostenuto; è la scrittura dei medesimi, ho detto, che non può prescindere dalla loro lettura.

      Mi spiace sentirla parlare di non senso della vita. Empatizzo con lei, e avrei desiderio di conoscerla. Mi sembra di capire che lei sia tra coloro che ritengono deleterio l’uso del computer, colpevole di aver corrotto e/o compromesso la purezza dello scrivere per via di una eccessiva “facilità” dell’uso. Eppure, proprio oggi, un paio di computer le hanno dato la possibilità di esprimere il suo pensiero, di parlare di sé, di farci sapere che ha scritto dei libri e di pubblicizzare il blog “ordine liberale”. Ecco il link diretto, per chi fosse interessato.

      Le invio un carissimo saluto.

    6. Sono totalmente d’accordo con te, Rita. Leggere, e molto, insegna non solo a scrivere, ma anche a *vivere*.

    7. Grazie Rita,
      per la chiarezza e l’etica con cui affronti ogni questione
      riguardante l’aspirazione a scrivere e i fondamenti stesssi della letterarietà;
      grazie per la generosità e la limpidezza delle tue risposte che rendono
      omaggio alla passione autentica che hai per il lavoro e per l’arte in genere;
      grazie per aver scelto di utilizzare il tuo blog al fine di promuovere
      la crescita personale e collettiva.
      Sono sempre stimolanti i tuoi interventi e le tue pagine, e ti ringrazio
      perchè spesso mi indicano una via e attivano riflessioni
      dormienti.
      Non cessare mai di mettere questa passione (contagiosa) in ciò che fai, per il
      bene di tutti.
      Grazie ancora.
      Antonella

    8. Non per dire ma a me l’intervento del Prof. in pens. pare un lungo, elaborato e arzigogolato spottone pubblicitario. No, perché un docente universitario del suo calibro (che dovrebbe avere letto tutto il leggibile) che sostiene tali tesi probabilmente o non si è espresso bene o non ha ben chiaro il senso della letteratura.

    9. Potrebbe anche essere vero che non sia necessario leggere i classici ( oppure, per dirla alla G.Mozzi, puo` essere necessario ma non leggere i moderni). Ma leggere e` necessario. Poi ci sono quelle cellule chiamate neuroni specchio, ( si vede che ho letto anche saggi?) che dopo che hai letto Baricco, inizi a scrivere come Baricco, quando leggi De Luca, asciughi la scrittura come una pergamena antica… COntinuando a “specchiarti” ( ovvero leggendo e pensandoci su ) nei grandi autori ( ma anche medi e piccoli) delinei la tua personalita` letteraria, acquisisci la tua voce. Poi puoi permetterti di non leggere per un po’ e concentrarti sulla scrittura. Ma devi aver raccolto un bel po’ di “ferri del mestiere”.

    10. Antonella: ma grazie, di cuore, a te.
      Mario: sono d’accordo, e non aggiungo altro.
      Loris: grazie del contributo. Teniamo presente, comunque, che questa lettera era rivolta a una persona che sembrava non aver letto quasi nulla.
      Biancaneve: molte grazie, e ricambio l’abbraccio.

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