Appassionata difesa della lettura nel formato elettronico, in opposizione a chi la definisce “asettica” o “poco sensoriale”

Coloro che si sentono attaccati dall’esistenza degli eBook, non appena sentono nominare tale diavoleria moderna, si producono in un luogo comune a scelta tra i seguenti, oppure in tutti (me ne sfugge qualcuno? Si accettano suggerimenti):
- Il rapporto fisico con l’oggetto-libro è una parte imprescindibile della lettura
- il profumo della carta è magico
- i libri di carta si mettono in libreria, oh come è bello disporli e poi guardarli e riguardarli e spostarli e carezzarli e coccolarli
- i libri di carta hanno fascino, i libri elettronici no
- sui libri di carta sai sempre a che punto sei, sui libri elettronici no
- sui libri di carta si può fare la dedica, sui libri elettronici no.
Ciò detto, ci sono alcune cose che io proprio non capisco: perché questa esigenza di contrapporre l’una e l’altra modalità di lettura? “Diverso” vuol dire necessariamente migliore, o peggiore? Perché dare un valore esorbitante al modo in cui si legge – e non occuparsi piuttosto del cosa, del perché, del chi si legge?
L’oggetto-libro (anzi, da ora in poi vogliamo chiamarlo libro-oggetto?), è forma, non è sostanza. La sostanza è leggere, non il profumo della carta. Non ficcare il naso tra le pagine.
Voglio dire, se penso a uno di quei grandi romanzi nei quali ho avuto la fortuna di incappare, uno di quelli che mi hanno cambiata – o meglio, che mi hanno rivelato un aspetto dell’esperienza umana (ed è questo che l’arte deve fare, mi sembra) – se penso a quei romanzi – e non a caso parlo di romanzi e non di libri – non penso prima di tutto alla copertina che avevano o al profumo della carta fresca di stampa.
Penso al genio dei loro autori, a quel che essi hanno pensato e saputo farmi pensare; non a quale fosse il contenitore dei loro pensieri. Penso all’esperienza che è stata per me leggere quei libri, a quel che ho vissuto leggendoli, a quanto li ho amati.
A volte mi sento come quando iniziarono a diffondersi i telefoni cellulari. Io me ne procurai uno quasi subito; al tempo ero sempre in viaggio con le tournée teatrali ed era ovviamente molto comodo. Tutti mi prendevano in giro: ecco, la Charbonnier vuol fare la gran signora, si è procurata un telefonino portatile, lei vuol fare la supertecnologica. E tutti l’anno dopo avevano il cellulare.
Oppure, ancor prima, quando uscirono i computer. Diversi scrittori di fama rilasciarono dichiarazioni contro la videoscrittura, asserendo che non andava bene, che era meglio scrivere a mano o a macchina. Perché uno scrittore non dovrebbe avere la possibilità di rielaborare continuamente quel che scrive, ritrovandosi con una pagina sempre linda e perfetta; è importante conservare traccia delle correzioni fatte, perché sono le correzioni a dare il senso della crescita del libro.
Il che è anche logico, però io mi chiedo se quegli autori usino ancora oggi la macchina da scrivere. Ne dubito, se non altro perché le vecchie macchine da scrivere facevano un baccano insopportabile, e anche perché temo che i nastri inchiostrati non li venda più nessuno. Secondo me quegli autori si sono convertiti alla videoscrittura.
In conclusione, provo a fare un’ipotesi. Magari qualcuno, tra coloro che detestano gli Ebook, è stato iniziato alla lettura in modo autoritario e ha maturato la convinzione che si tratti di un dovere cui ottemperare. “Leggi!” gridava il babbo, il prete o il professore; e quella figura severa ha ucciso in lui/lei il piacere della lettura. La pulsione erotica del leggere. E allora, l’eros si dirige su fatti estranei alla lettura: il profumo della carta, la consistenza tattile del libro-oggetto, eccetera.
Chissà che un gruppo di auto-aiuto non possa essere utile. “Sono John e sono un feticista dei libri-oggetto.”
Io sono tra quelli che preferiscono la carta perché dopo dodici, a volte anche sedici ore davanti a uno schermo vorrei qualcosa di fermo davanti agli occhi. Ma…
C’è quasi sempre un “ma” nelle mie risposte.
Mare, frugo nella valigia. Non ho portato i miei libri, non ho niente da leggere. Mia moglie tira fuori dalla borsetta il suo Kindle con tutta la libreria.
Concordo, forse non è da scegliere uno o l’altro, ma nemmeno negare uno scegliendo l’altro. Forse possono convivere.
Evviva, LFK! Grazie!
Bel post! Concordo sulla questione dell'”erotismo deviato”, che sposta l’attenzione dal contenuto al contenitore; come pure sul fatto che le osservazioni più acri pro-cartaceo in genere provengono da persone che leggono in entrambe le forme.
Che poi, tutti a parlare di ‘sto profumo della carta, ma io non ho mai visto nessuno annusare i libri in libreria! 🙂
Molte grazie!
Felicissima, peraltro, di aver scoperto il tuo blog (che colpevolmente non conoscevo); mi piace molto e tornerò a trovarti spesso. Ciao!
Oddio, anche qui di luoghi comuni non ne mancano. E definire ‘fesserie’ le argomentazioni di chi la pensa diversamente non è proprio un atteggiamento fautore della libertà di scelta.
Flores, hai letto tutto l’articolo o solo il titolo? Potresti essere più specifico?
>>E la sostanza è leggere, non ficcare il naso tra le pagine.
faccio una hola.
La penso allo stesso identico modo, l’importante è leggere.
Buongiorno.
Sono tra i lettori forti, uso sia l’ebook che il cartaceo, senza parsimonia.
Sono dell’idea che i due mondi non debbano escludersi l’un l’altro, ma possano benissimo convivere, però continuo a preferire il libro di carta.
Non penso che il leggere sia solo concentrarsi sulla sostanza.
Certo, poi un vino pregiato può anche essere bevuto in lattina, ma non credo sia come gustarlo dal bicchiere giusto.
Tanto per fare un paragone.
Oops, mi è scappato un refuso: volevo scrivere che “le osservazioni più acri pro-cartaceo in genere provengono da persone che leggono POCO in entrambe le forme”. Il problema della discussione in genere è proprio quello, che spesso è basata su posizioni di principio inattaccabili perché non giustificate da una esperienza reale e forte dell’argomento…
Qualche settimana fa della cosa si era occupato anche il New Yorker, con un super-articolo (in realtà è un saggio, sono 14 pagine…): http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2013/07/internet-book-fetishists-versus-anti-fetishists.html#slide_ss_0=1
@Flores: chiedo scusa per l’utilizzo del maschile… non so perché, pensavo fossi un uomo. Ho scoperto il mio errore dalla tua pagina Twitter.
@Silvia: grazie per la hola! Sono felice che siamo in sintonia.
@Tiziana: mi fa piacere che anche lei pensi che le due modalità di lettura possano convivere e non debbano necessariamente farsi la guerra. Rispetto la sua opinione e mi viene da pensare che la mia enfasi sulla sostanza sia essenzialmente dovuta al fatto che io ne produco (essendo una scrittrice). Non so se mi trovo a mio agio con il paragone con il vino: certo il buon vino è “una forma d’arte”, ma il vino non parla… non con le parole. 🙂
@holdenandcompany: sì, me n’ero accorta… purtroppo Blogger non consente di correggere i propri commenti. Grazie del link al New Yorker – oh, che meravigliosa rivista!
Mah…. sono quelle malinconie romantiche….Che poi le posso anche capire, per anni ho scritto con inchiostro e pennino perchè mi ricordava la mia infanzia. Ci sarà stato qualche nostalgico anche quando Gutenberg ha inventato la stampa? Come il nonno dell'”Ultimo uomo scimmia del plestiocene” che brontolava contro la scoperta del fuoco? L’importante sarebbe ricordare che sono nostalgie…. lo dimostra il fatto che si rimpiange quello che abbiamo conosciuto, come se il tempo perfetto fosse quello. I libri di carta, il telefono con la rotella….
I libri di carta possono benissimo convivere con gli ebook, non vedo il problema. In futuro quelli di carta saranno destinati a sparire? Pazienza, se così andrà avremo il tempo di abituarci e ce ne faremo una ragione.
Piuttosto il problema è che non tutti i libri si trovano nella versione ebook, anzi…..decisamente troppo pochi
Sono d’accordo, Marzia. Su tutto.
Carissima Rita, mi sento chiamato in causa per molte cose.mi ritengo un buon lettore, mi piace la “carta”etc etc.il mio problema è solo di tipo elettronico:ultimamente per un guasto all’hard disk ho perso centinaia o migliaia files musicali e fotografie.sono d’accordo sulla praticità dell’ereader ma se si dovesse guastare perderei la mia ricchezza:i libri.ho comunque acquistato un Kobo ed il primo libro è “le due vite di Elsa”.un abbraccio e a presto
Gabriele Mantegazza
Carissimo Gabriele, in primo luogo sono onoratissima!
Riguardo alla perdita, per noi malati della digitalizzazione esiste un motto: backup! Backup! Backup! Per gestire gli eBook sul tuo Kobo, prova a utilizzare Calibre: nel malaugurato caso in cui ti si guastasse il lettore, ritroveresti tutti i tuoi libri preferiti. Ciao, a presto!
Credo che tutta questa passione per “il profumo” dei libri (che personalmente trovo troppo simile al puzzo di petrolio per essere apprezzabile) sia solo un goffo tentativo di nascondere, dietro un’immagine romantica, la paura di confrontarsi con la tecnologia.
Non sono un lettore appassionato ma, appena posso, mi piace viaggiare nei libri. E trovo grandioso poterlo fare leggendo lo stesso libro dal tablet piuttosto che dal pc o dal telefonino, in qualunque posto mi trovi e senza averlo dovuto preventivare prima. Tra l’altro gli acquisti effettuati negli store ufficiali sono archiviati ed è quindi possibile riscaricare gratis i propri titoli in qualunque momento e anche da device diverse.
Insomma, datevi pace, o annusatori di libri: la dematerializzazione è inesorabile e inevitabile. Come la vecchiaia! 🙂
Sono abbastanza ignorante dal punto di vista elettronico, non sapevo del fatto che i libri acquistati siano sempre disponibili. Ottima cosa.per il resto io non invecchio:maturo