Ebook pirata sotto l’ombrellone

A proposito della consuetudine di leggere libri elettronici piratati come se fosse una cosa perfettamente normale: come se non ci fosse nulla di strano

pirata
Foto di JD Hancock.

Conversazione avuta da pochissimo. “L’invenzione degli ebook è veramente fantastica” affermava il mio interlocutore. “Prima, quando andavo in vacanza, mi portavo una valigia di vestiti e una valigia di libri. Adesso mi porto solo la valigia dei vestiti, e in tasca metto il mio ereader — un oggetto piccolo, leggero, che di libri ne contiene centinaia! Un mio amico mi ha appena prestato una pennetta con un sacco di ebook pirata, e io me li sono prima copiati sul computer, poi li ho caricati sul mio lettore…”

“Come, scusa” interloquisco io con aria fintamente ingenua “in che senso te li sei copiati dalla pennetta del tuo amico? Non si tratta di file protetti?”

Lui mi ha guardata con una certa commiserazione. “Ma che c’entra, i libri in versione elettronica si trovano gratis e s-protetti su un sacco di siti.”

“Oh. Quali?”

“Be’, ce ne sono una marea, ora non ti so dire di preciso, io usavo quel sito che si chiama… ma tanto è inutile che te lo dico, perché l’hanno chiuso, visto che era illegale. Ma ce n’è una miriade, veramente, dove trovi tutti i libri più famosi. Il mio amico si è scaricato pure l’ultimo libro di… come si chiama quel tipo… quello del cacciatore di aquiloni…”

“Khaled Hosseini. Il libro è E l’eco rispose.”

“Proprio quello: ora me lo leggo in vacanza gratis, vuoi mettere?”

Non è che costui non sapesse che io sono una scrittrice, per la quale il concetto del diritto d’autore potrebbe avere un minimo di valore. Magari ignorava solo che l’editore di Hosseini è anche, molto più modestamente, il mio.

“Ma guarda che ormai su Internet si trova gratis proprio tutto” ha insistito. “Vogliamo parlare dei film? Della musica? I ragazzi da anni si scaricano tutta la musica illegalmente dalla rete.”

“Veramente ci sarebbe la possibilità di comprarsi legalmente dalla rete i brani singoli a meno di un euro l’uno…”

“Ma i ragazzi non lo fanno mai! Se li scaricano gratis da qualche parte, no? Tu nei loro panni che faresti?”

Io, nei miei panni, queste cose tendo a non farle. Mi sembra evidente che scaricare un ebook pirata equivale a rubarlo. Ovvero, a entrare in una libreria, sfilare un libro da uno scaffale, ficcarselo in borsa e uscire alla cheticella. Il che, se uno è un adolescente, può essere anche divertente. Se uno è un adolescente.

“Ormai, purtroppo, è difficilissimo” ha proseguito lui con espressione corrucciata “difendere il copyright.”

Ti credo che è difficilissimo, se c’è gente che viola la legge come fosse una cosa ovvia e dovuta, solo perché ormai lo fanno tutti e perché è tecnicamente più agevole che pria. Possibile che la tentazione di fregare il prossimo venga sempre prima di qualunque altra?

Aggiornamento. L’amico Roberto R. Corsi ha condiviso questo mio post sui social con la seguente didascalia, che mi ha fatto molto ridere… Dialogo tra una scrittrice e uno scaricatore di porto.

Aggiornamento n. 2. Leggi anche: Il diritto d’autore, da Manzoni al web.

About

Questo è il sito di Rita Charbonnier, autrice dei romanzi Figlia del cuore (di prossima uscita per Marcos y Marcos), La sorella di Mozart (Corbaccio 2006, Piemme Bestseller 2011), La strana giornata di Alexandre Dumas e Le due vite di Elsa (Piemme 2009 e 2011). Scopri di più...

4 commenti su “Ebook pirata sotto l’ombrellone

  1. Su questo tema ho fatto un progetto di ricerca.
    C’erano anche degli psicologi nel gruppo. Secondo i dati che hanno raccolto, la maggior parte degli utenti non percepisce l’illiceità della propria condotta nello scaricare i files protetti da copyright.
    Ossia, mentre non ruberebbero mai un libro o un cd, questi dichiarano che lo scaricherebbero gratis da internet. E’ il risvolto di internet dove tutto si può avere gratis!
    Il problema non è facilmente risolvibile, perché la pirateria è molto più efficiente del mercato legale e per un sito che chiudi ne aprono altri 100, inoltre l’illiceità è talmente diffusa che è impossibile perseguirla.
    Una delle soluzioni al problema, adottata ad esempio da youtube e spotify, è inserire pubblicità nei video o negli audio e con i proventi pagare le CS.
    Lo stesso si potrebbe fare con i siti che permettono di scaricare i files dei libri, bisognerebbe solo avere società di gestione un po’ più efficienti!

  2. Il problema sta tutto in questa affermazione. “Mi sembra evidente che scaricare un ebook pirata equivale a RUBARLO. Ovvero, a entrare in una libreria, sfilare un libro da uno scaffale, ficcarselo in borsa e uscire alla cheticella. Il che, se uno è un adolescente, può essere anche divertente. Se uno è un adolescente.”
    Questa logica secondo me è sbagliata, perchè un libro è un entità tangibile lo tocchi, lo sposti, gli puoi insomma attribuire un concetto di proprietà. Un ebook come qualsiasi file in internet è più vicino ad un’idea che a un concetto fisico, è una cosa astratta che può essere copiata un miliardo di volte con pochi click. Un idea non può essere censurata, non può essere limitata cercare di farlo è combattere i mulini a vento. Bisogna trovare idee alternative per poter permettere guadagni agli scrittori. L’idea di obbligare alla visualizzazione di pubblicità per la visione dei contenuti potrebbe essere la strada.

  3. Rispondo di corsa. Temo di non essere d’accordo, e mi spiace constatare una volta di più quanta confusione ci sia attorno a questo argomento.
    L’autorialità non risiede nell’oggetto, ma nel suo contenuto – ovvero, appunto nell’idea. E’ l’idea che ha valore, non la materia. E la censura, mi perdoni, la libertà di circolazione delle idee, non c’entra un bel niente.
    Lei dice che le idee sono di tutti? Proviamo ad abbandonare la letteratura, per capirci meglio. Pensiamo ad Antonio Meucci, al quale fu fregata l’idea del telefono. Dove risiedeva il valore, nel pezzo di carta che costituiva il brevetto o nell’idea in sé?
    E non è questione di soldi, mi creda; non è questione di trovare modi per far guadagnare gli scrittori o chi per loro. Quando si tratta di opere dell’ingegno, è più facile che l’attenzione alla pecunia risieda in chi frega che in chi viene fregato. I businessman che fregarono Meucci fecero guadagni enormi con la Bell Telephone Company (oggi AT&T). Ma il pover’uomo che fece inutilmente loro causa non era mosso dal desiderio di riprendersi un mucchio di quattrini. Era mosso dal desiderio che fosse pubblicamente riconosciuto che l’inventore del telefono era lui.
    Le idee sono sostanza, caro Stefano. Sono materia.

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