Come un libro intelligente (e che purtroppo non si trova più) può farti perdere 20 chili restando in salute

Proprio così, oggi vado a parlare di alimentazione, perché (a) mens sana in corpore sano (b) me l’hanno chiesto diversi amici. Tutti coloro che mi hanno vista trasformarmi dalla persona sulla sinistra, nella foto più in basso, a quella sulla destra: 20 chili di meno. Da 80 a 60 (sono alta 1,73). Ci ho messo un anno e mezzo. La foto sulla destra è stata scattata la scorsa estate, quando ormai da un anno mi ero assestata sui 60 chili, quella sulla sinistra a maggio del 2015. Il grosso l’ho perso tra gennaio e agosto del 2016: da 73 a 59,4 kg.
L’abito che indosso nelle due foto, peraltro, è lo stesso, ma l’ho fatto restringere (parecchio) perché mi piaceva, l’avevo messo una volta sola e quando ho provato a indossarlo sulla nuova me stessa sembravo la bimba che gioca a fare la signora col vestito della mamma.

Ho perso 20 chili e non li ho ripresi, e non ho patito la fame né ho vissuto (né vivo) con un senso di deprivazione, e le mie analisi del sangue sono buone, grazie a un libro. (Quindi non siamo così lontani dagli argomenti usuali di questo sito). Libro che è fuori catalogo: ecco perché gli amici mi pregavano di svelare il segreto sul mio blog. Ma non si tratta di un “segreto”. Mi sono limitata a seguire una serie di consigli intelligenti e che obbediscono a una logica, elaborati dalla nutrizionista americana Adele Puhn. Il libro è The 5 Day Miracle Diet, pubblicato in italiano vent’anni fa da Tea, con il titolo un po’ semplificato Dimagrire in 5 giorni con la dieta-miracolo.
In cinque giorni non si dimagrisce, questo è chiaro. Sì, certo, se uno digiuna perde peso, ma poi torna a mangiare come prima e inevitabilmente il peso torna quello di prima; inoltre il vostro medico vi dirà senz’altro che dimagrire in fretta non è sano. In cinque giorni si raggiunge quello che Puhn chiama “il giusto livello di zuccheri nel sangue”. Dopodiché ci si adopera per mantenerlo, ed è lì che comincia il programma vero e proprio.
La dieta-miracolo “combina alimenti diversi, di consistenza diversa, da consumare a orari diversi, allo scopo di tenere sotto controllo la glicemia”. Un fattore di cruciale importanza. Quando si evitano i picchi e i crolli degli zuccheri nel sangue, quando la glicemia è costante nell’arco della giornata, il desiderio di consumare cibi altamente zuccherini se ne va; ci si nutre con più gusto, ci si sente più energici e si sperimenta una generale sensazione di benessere, acuita dalla consapevolezza di avere il polso della situazione.
Niente bacchetta magica, comunque; occorre impegnarsi, come si fa quando si intende raggiungere qualsivoglia risultato; occorre anche inserire nella propria routine, probabilmente già intensa, un regolare esercizio fisico. Il che non vuol dire necessariamente andare ad ammazzarsi di fatica in palestra, grondando sudore. Può voler dire, ad esempio, prendere l’abitudine di camminare di più, ma prenderla davvero e mantenerla: i piccoli cambiamenti perseguiti con costanza fanno più dei cambiamenti radicali che inevitabilmente portano a una retromarcia. Io mi sono iscritta in una palestra dove ci sono quelle magnifiche cyclette con lo schienale (per fortuna ce l’ho vicino casa) e ho cominciato ad andarci il più spesso possibile, accomodarmi su uno di quei troni e… leggere. Pedalando molto, molto lentamente, per un minimo di 30 e un massimo di 45 minuti. Ho dovuto imparare a disattivare l’udito per evitare di sentire l’orrenda musica che normalmente viene sparata nelle palestre, ma ci sono riuscita abbastanza in fretta (e volendo esistono i tappi per le orecchie). Gli istruttori erano i primi a non credere che quello pseudo-esercizio sarebbe servito a qualcosa e mi prendevano in giro, ma presto si sono ricreduti. Ora mi sento un fuscello nel fare una salita (ho anche smesso di fumare) e un giunco nel piegarmi; ho un problema alla colonna vertebrale che si è molto attenuato ed è il secondo inverno che non mi viene l’influenza!

Allora. Se volete perdere peso, se volete sentirvi meglio, vi consiglio disinteressatamente di procurarvi una copia di questo libro sul mercato dell’usato e di renderlo la vostra Bibbia. O almeno, di provare a vedere cosa succede se lo fate. Io sono riuscita a trovarne un paio di copie e le ho regalate; secondo me, scavando in rete, qualcuna si trova ancora. Se conoscete molto bene l’inglese siete fortunati, perché nella lingua originale il libro esiste tuttora e ne è anzi stata pubblicata una versione aggiornata. Qui sotto trovate una sorta di riassunto, che serve giusto a farsi un’idea un po’ meno vaga del programma. Non provate ad applicare il riassunto senza aver letto il libro per intero; non vi servirebbe a niente. Se proprio non riuscite a trovare il libro da nessuna parte, mandatemi due righe. Qualcosa ci inventeremo.
La dieta-miracolo in breve
L’alimentazione di una giornata-tipo potrebbe essere simile a questa:
- Colazione. Una porzione di proteine (formaggio magro, oppure fesa di tacchino a fette sottili, oppure un uovo, o tofu o tempeh…) e una fetta di pane integrale (perché è meno glicemico del pane bianco). Anziché il caffè, meglio il tè o una tisana. In ogni caso occorre bere molta acqua: almeno un bicchiere appena svegli.
- Due ore dopo. Spuntino a base di frutta (ad esempio una mela) o verdura (ad esempio una carota) difficile da masticare, “croccante” secondo il libro nella traduzione italiana. E un altro paio di bicchieri d’acqua.
- Due ore dopo (se non è ancora ora di pranzo). Spuntino come il precedente. Mai lasciar passare più di due ore tra la colazione e il primo spuntino, e tra il primo e l’eventuale secondo. Meno di due ore sì, più no.
- Pranzo. Una porzione di proteine (pesce o carne o formaggio stagionato, o tofu o tempeh, eccetera), più abbondante di quella della colazione, e verdura. Tanta verdura. Qualunque verdura non amidacea, ma tanta. Preferibilmente una verdura cotta e una grande insalata mista.
- Tre ore dopo. Spuntino a base di frutta, che nel pomeriggio può essere “morbida” anziché “croccante”. Evitare solo la frutta molto zuccherina come le banane e l’uva fragola. E un altro paio di bicchieri d’acqua, o magari un tè o una tisana.
- Cena. Una porzione di proteine e ancora tanta verdura. A giorni alterni le proteine si possono sostituire con cereali integrali, pasta integrale, verdure amidacee, patate o fagioli. Anche la pizza va bene; meglio se di farina integrale, e comunque occorre accostarci sempre una grande insalata.
Confesso di non ricordare se il pane è ammesso a ogni pasto, ma io ne ho sempre consumato una fetta (integrale) a pranzo e una a cena, a meno che a cena non mangiassi la pasta. In ogni caso, condire con olio crudo è ammesso mentre è preferibile cucinare senza grassi (le verdure cotte al vapore sono eccellenti, e anche il pesce e certe polpette). Bisogna evitare marmellata, miele, zucchero e anche i dolcificanti. Non c’è veramente bisogno di aggiungere dolcezza artificiale a una macedonia o a un tè; se si comincia a non farlo, può capitare di ritrovarsi ad apprezzare — dopo non molto tempo — i sapori in modo nuovo. Occorre bere molta acqua, come dicevo, ed è meglio evitare bibite e bevande gassate anche se spacciate per dietetiche o ipocaloriche. Occorre consumare almeno due pasti a settimana a base di soli vegetali; nel libro si trovano ricette e menu specifici per i vegetariani.
È importante consumare la colazione entro 30 minuti dal risveglio ed evitare di pranzare e cenare tardi: l’ideale è che il pranzo sia entro le 13:00 e la cena attorno alle 20:00. E non bisogna pesare sempre tutto! Bisogna sommamente evitare di lasciarsi ossessionare dalle quantità e dalle calorie: il termine è abolito. Inoltre, due volte a settimana è vivamente consigliato, anzi obbligatorio, mangiare qualcosa che si ama molto anche se “fa ingrassare”… il programma è studiato in modo da non rendere infelice chi lo segue: per questo funziona.