Caduta in un gorgo di torbide passioni, autobiografia di Miranda Martino uscita per Iacobelli
Articolo di Matteo Giovannini

Siamo probabilmente a metà degli anni ’50: una giovane donna ben vestita accovacciata vicino a un’automobile accenna un sorriso mentre scopre la singolare targa “Roma 50000”. È la foto di un evento neanche troppo importante, è vero, ma mi è rimasta impressa. Intorno a quella donna la gente sembra lieta, ma forse ha ancora dentro i segni della guerra e sembra avere tanta voglia di bei periodi allegri e picnic con amici e parenti.
Quel bianco e nero fotografico oggi si è concretizzato qui davanti a me, e ha un nome preciso e molto importante: è la mia amica (eh sì, perché ne vado fiero e tengo a sottolinearlo) Miranda Martino. A chi ha superato gli “enta” questo è un nome che quasi sicuramente dice molto. E a chi ci si trova ancora dentro sarebbe bene che dicesse qualcosa, perché non è solo un nome: è una formula che basta pronunciare per essere riportati alla buona musica, alla classe, al buon gusto, all’arte e a un’umanità che questa donna tuttora rappresenta.

Miranda Martino è qui di fronte a me. Ha abbassato il volume del suo film in bianco e nero, che stava guardando con estrema concentrazione — questa donna, penso, non riesce a fare male proprio niente, nemmeno guardare un film! — e lo ha fatto per poter parlare con me. Non glielo confesso ma questo mi lusinga, è un vero privilegio, e spontaneamente mi ritrovo a cercare in lei quei movimenti, quell’aura di sottile fascino che mi hanno sempre così attratto quando la guardavo su uno schermo. La consideravo una sorta di astro inarrivabile, osservabile solo con la mediazione di uno strumento (un televisore, non certo un cannocchiale…) e invece no. Lei è proprio qui con me; o meglio, io sono proprio qui da lei, nella sua casa. La casa dove lei abita da quasi cinquant’anni e che, se potesse, racconterebbe tanto della sua vita e della sua carriera.
Quei segni che cercavo li ho trovati, e me ne compiaccio. I gesti delle sue mani trasmettono molto bene quel fascino che non lascia indifferenti gli uomini, e le donne, che anche solo la incrociano. E poi la bocca, la schiettezza dello sguardo sono decisamente i suoi… è proprio vero che la bellezza è un accessorio poco utile se non si combina con il fascino.
Parliamo del più e del meno, poi lei mi racconta alcuni episodi della sua vita ricchissima di avvenimenti piacevoli e, ahimè, anche molto sgradevoli. E c’è da stupirsi di come cambi la sua espressione mentre narra questi ultimi: come se fossero accaduti ieri. Non ve li riporterò ma, quando leggerete la sua autobiografia, Caduta in un gorgo di torbide passioni, saprete per certo a cosa mi riferisco. E sarà impossibile che un po’ di tristezza non vi assalga, a meno che non siate assuefatti al male…
Miranda mi offre un caffè nella sua cucina e, non so perché, mi sento libero di farle, a mia volta, alcune confidenze — ma cosa sto facendo, mi dico nel frattempo, magari non le interessa sapere certe cose, e poi la protagonista è lei, io che c’entro? — e invece no. Miranda ascolta attenta, e i tratti del suo volto tradiscono la sua partecipazione, sentita per le cose brutte, e divertita e incuriosita per quelle belle. Niente a che vedere con la mimica ipocrita a cui i programmi televisivi della tivù commerciale ci hanno, ahimè, abituati. Ormai siamo in confidenza, e lei mi offre una copia ancora non rilegata della sua autobiografia. L’ha scritta — mi confessa — in un primo momento utilizzando una vecchia macchina da scrivere, per poi trasferirla sul computer.
Ho in mano un documento prezioso, che ho il privilegio di leggere ancor prima che sia pubblicato. Inizio a divorarlo la sera stessa e rimango turbato dalle prove a cui la vita ha sottoposto la mia amica. Ma ci sono anche tanti aneddoti divertenti, che bilanciano abbondantemente quelli tristi, e l’equilibrio che ne risulta è perfetto. La sua personalità, la sua franchezza balza fuori dalle pagine… ovviamente sa anche scrivere bene — mi dico. — C’era da scommetterci!
Miranda Martino è un’artista e una persona dotata di un’umanità speciale, quella che da bambini troviamo nelle favole e da adulti nei film ma che nella realtà, invece, non si incontra quasi mai. Ecco di cosa avevo bisogno per rinverdire le mie speranze… avevo bisogno di una Miranda! E allora grazie, signora Martino, di avermi accolto in un angolino della tua vita. Mi hai fatto del bene non sapendolo!
Matteo Giovannini