Il saggio del musicista e musicologo Maurizio D’Alessandro ripercorre in modo pluridisciplinare il rapporto che Franz Liszt ebbe con Roma e con Albano

Franz Liszt e Albano Laziale. Nella cittadina alle porte di Roma si svolge — da ben 33 anni — un festival musicale dedicato al grande musicista romantico ungherese; il quale, dopo aver ricevuto gli ordini minori a Roma nel 1865, divenne canonico proprio nella cattedrale di San Pancrazio Martire di Albano.
È di imminente uscita (vedi locandina più in basso) il libro Franz Liszt negli anni romani e nell’Albano dell’800 di Maurizio D’Alessandro, Florestano Edizioni. Liszt si trasferì a Roma, da Weimar, nel 1861 ma già vent’anni prima aveva soggiornato in Italia, in fuga d’amore con la scrittrice e intellettuale francese Marie Catherine Sophie, viscontessa di Flavigny e moglie del conte d’Agoult: il concertista più ammirato d’Europa, che provocava nel pubblico isterismi degni di una rockstar, rubò l’amata al legittimo marito e da lei ebbe tre figli (tra i quali Cosima, che fu poi moglie di Wagner).
A partire dal 1861, comunque, Roma divenne per Liszt un luogo di fondamentale importanza e tale rimase fino alla fine dei suoi giorni. Proprio a Roma egli ebbe modo di ritrovare una sua antica fiamma, la nobildonna polacca Karolina Elżbieta Iwanowska. Abitava in via del Babuino, era moglie del principe di Wittgenstein ed era a sua volta una buona penna (fu “ghostwriter”, si vocifera, della Vita di Chopin firmata Liszt). Il matrimonio della principessa avrebbe dovuto essere annullato, consentendole così di sposare l’amato musicista, ma all’ultimo il pontefice impedì che la pratica avesse corso.
«Stavo per sposare Carolina» annotò Liszt. «Il Papa mi ha salvato, basta con le donne, voglio provare con Dio».
E così il divo tombeur de femmes chiese di ottenere gli ordini minori e fu accontentato, ricevendo anche la tonsura, il 25 aprile 1865, all’età di 54 anni. Da allora in poi portò la tonaca e si fece chiamare abate; nel 1879 divenne canonico nella chiesa cattedrale di Albano e si dedicò intensamente a composizioni religiose e a opere di musica sacra.

Questo libro, sullo sfondo della suggestione dei luoghi, dei personaggi e dell’ambiente sociale di quell’epoca, ripercorre in modo pluridisciplinare — arte, musica, società — il rapporto che Franz Liszt ebbe con Roma e con Albano. Utilizzando fonti di prima mano, vi sono messi in evidenza retroscena scottanti, tra i quali il ruolo di deus ex machina che ebbe il cardinale Gustav Hohenlohe nel mancato matrimonio tra Franz e Carolina.
Viene così riunito quanto del Liszt romano si trova disseminato nella ricca bibliografia del musicista, con l’aggiunta di dettagli poco noti e talvolta inediti. Non mancano approfondimenti legati al contributo che Liszt diede alla scuola pianistica romana e allo stesso Conservatorio di Santa Cecilia: la sua presenza a Roma fu benefica e di sostegno a un progressivo risveglio della vita musicale della città.
Arricchito da un’iconografia significativa e in taluni casi inedita, questo lavoro di Maurizio D’Alessandro (direttore artistico del Festival Liszt Albano) è di interesse sia per gli studiosi, sia per i lettori appassionati di fatti e curiosità storico-musicali.