Parla l’autrice de L’Eroe Tematico, metodo di scrittura edito da Dino Audino
Miranda Pisione è l’autrice di un libro, appena pubblicato, che si occupa di scrittura: un manuale utile a chi concepisce storie, particolarmente focalizzato sulla creazione dei personaggi. Perché ogni grande storia è animata da un grande personaggio che le ha dato vita — da Ulisse ad Amleto, da Cenerentola a James Bond, da Rossella O’Hara a Jon Snow. Ma come dare vita a un grande personaggio?

Nello scrivere L’Eroe Tematico (Dino Audino Editore, € 18,00) Miranda ha fuso due ambiti culturali: da una parte gli studi psicologici, narratologici e mitologici sugli archetipi, dall’altra quelli portati avanti dall’Enneagramma delle Personalità. Nasce così un metodo innovativo per la concezione dei personaggi nelle opere narrative: l’intento di questo saggio-manuale è aiutare gli scrittori e gli sceneggiatori a creare personaggi profondi e coerenti.
Miranda, tu sei soggettista e sceneggiatrice di serie tv italiane di successo e all’inizio della carriera hai lavorato anche sui set, come aiuto regista e segretaria di edizione. Come è nata l’idea dell’eroe tematico?
Ho sempre amato dare una particolare attenzione alla Forma Mentis di un personaggio, chiedendomi quali dinamiche, motivazioni e paure lo guidino nelle sue scelte, perché è il modo migliore per dargli una voce autentica e farlo entrare in contatto empatico con lo spettatore. Quindi in realtà il libro è frutto di un lungo processo durato quasi quarant’anni, scaturito da esigenze lavorative. Infatti il seme della teoria sviluppata nel manuale nasce dall’esperienza diretta sul campo.
Lavorando in serie televisive popolate da decine di personaggi, con tempi di scrittura molto brevi, si rischiava di creare caratteri poco incisivi. Invece era importante che i personaggi fossero diversi tra loro, portatori della forza dell’universalità e rispondessero alla visione del Tema dell’autore, ma che suscitassero anche emozioni per dinamiche psicologiche originali, però credibili: appunto Eroi Tematici. Perciò ho cominciato a rielaborare nozioni di psicologia classica e archetipale in un sistema di schemi e note utili all’uso creativo. Note che nel tempo, grazie all’esperienza, si sono potenziate e arricchite, diventando un vero e proprio metodo di costruzione dei personaggi che ho usato da sola, poi con i compagni di scrittura, fino a farne dei corsi di formazione e in ultimo organizzare il materiale in questo libro.

Cos’è l’Enneagramma, e perché hai pensato che potesse essere utile a chi scrive personaggi?
“L’Enneagramma delle Personalità” è un sistema di rappresentazione dei caratteri umani, una mappa di nove tipologie psicologiche che pare abbia più di 2500 anni. È anche una sorta di archivio concettualizzato dei comportamenti umani derivato da secoli di osservazione e introdotto in Europa agli inizi del secolo scorso da Georges Gurdjieff. L’illuminazione è giunta quando ho scoperto che l’Enneagramma sviluppa dinamiche legate alle paure. Pertanto ho cominciato subito ad applicarlo alle mie note e da allora il mio lavoro di ricerca ha avuto una svolta enorme e una spinta irresistibile.
Tu hai approfondito e delineato nove nuovi archetipi, che definisci “mobili”, utilizzabili nella scrittura. Qual è la differenza con quelli già noti, derivati dagli studi degli strutturalisti, che molti scrittori utilizzano?
Il mio sistema elabora tre triadi di possibili archetipi a cui fare riferimento nella costruzione dei propri personaggi: la triade dell’istinto che è quella degli eroi votati al comando; la triade del cuore e delle emozioni che è quella dei personaggi votati alle relazioni interpersonali; la triade della mente che è quella dei votati alla razionalità. Ciascuno di questi nove archetipi è caratterizzato da una determinata Forma mentis e visione del mondo, generata da una specifica Paura Dominante, sviluppatasi nel personaggio fin da bambino, che lo guida e funziona anche da filtro nella sua visione del Mondo.

Perciò i miei archetipi, diversamente da quelli classici, sono potenzialmente mobili, perché permettono un cambiamento coerente del personaggio. Facendo leva sulle dinamiche della Paura Dominante che guida le azioni e reazioni dell’archetipo, l’autore riesce così, con un metodo di stratificazione, aggiungendo le caratteristiche ad una ad una, a sfaccettare il proprio personaggio, in un sistema dinamico che permette di creare eroi multidimensionali, psicologicamente coerenti e in profonda relazione con la domanda tematica dell’autore. L’obiettivo nella storia, ovvero il finale positivo, è permettere al personaggio di crescere e divenire un individuo equilibrato e completo di Istinto, cuore e pensiero. Non tutti i personaggi ovviamente riescono nell’intento, ma l’autore può manifestare chiaramente al pubblico tutte le ragioni dei personaggi anche a livello subliminale.
Sono sufficienti solo nove archetipi a costruire tutti i personaggi dei quali un autore ha bisogno? Come fai a differenziare tra loro i personaggi basati sullo stesso archetipo?
Trattandosi di figure mobili, inserite in uno schema a base psicologica e collegate tra loro da rapporti di vicinanza e relazioni di opposizione, da uno stesso archetipo è possibile creare personaggi non solo con background, precisi conflitti interni psicologici morali e tematici, storie e archi di crescita diversi, ma anche capaci di spaziare dall’eroe positivo fino al più terribile villain, che sono i caratteri moderni che oggi amiamo vedere nei migliori film e serie tv.

Anche per questo, oltre alla nomenclatura classica, si usano dei numeri per definire gli Eroi Tematici: i numeri non hanno significati intrinseci e permettono di spaziare. Ad esempio, l’Eroe Tematico 8 detto il “Guerriero Impavido” – ossia l’eroe classico che si butta nell’avventura per istinto e desiderio – può dare vita a personaggi con caratteristiche da leader positivo, ma allo stesso momento anche a figure dispotiche e tiranniche, o anche a personaggi capaci di passare coerentemente da un polo all’altro. Sono guerrieri impavidi sia Salvo Montalbano che Tony Soprano, entrambi votati al comando, entrambi agiscono con aggressività preventiva per contrastare la Paura Dominante di essere sopraffatti, di perdere il controllo. Così come lo sono Achille ed Ercole, ma anche il magnanimo Mufasa del Re Leone, il marinaio dei fumetti Braccio di ferro, come ancora Sarah Connor di Terminator, Miranda Bailey di Grey’s Anatomy e il terrificante sergente Hartman di Full Metal Jacket. Facendo riferimento al sistema e all’archivio di Eroi Tematici, un autore ha a disposizione gli strumenti ideali per costruire il «miglior personaggio peggiore» a cui affidare il compito di dimostrare la domanda tematica alla base del significato della sua opera.
In quale fase del processo creativo può essere utilizzato il metodo illustrato ne L’Eroe Tematico, e a chi può essere utile il tuo libro?
Il sistema è molto duttile e adattabile alle esigenze dell’autore. Infatti può essere usato in qualunque momento e per qualunque tipo di personaggio, non solo per i protagonisti. Può essere utile fin dall’inizio per trarre ispirazione o focalizzare al meglio un personaggio che si sta creando, o in qualunque altro momento per verificare la coerenza delle dinamiche psicologiche. Il metodo è adatto per chiunque lavori con i personaggi, come ovviamente scrittori, sceneggiatori anche di cartoni animati, autori di teatro o graphic novel, ma anche copywriter e registi. È uno strumento valido per chi ha la funzione di verifica, come gli editor. Le dinamiche illustrate danno una particolare attenzione alla escalation psicologica che risulta estremamente efficace agli attori.
Grazie, Miranda! E con l’occasione segnalo con piacere che non di rado Miranda Pisione tiene corsi sull’Eroe Tematico, sia per principianti che per professionisti. Per richiedere informazioni potete inviare una email all’indirizzo eroe.tematico@gmail.com.