Tre vicende esemplari di adozione per i single: figure iconiche, donne famose che hanno adottato bambini senza essere sposate, o che non sono riuscite a farlo

Joan Crawford
La prima delle tre è una diva hollywoodiana nata un secolo fa abbondante. Joan Crawford: una donna che riuscì a vincere l’Oscar, avere quattro mariti, altrettanti divorzi e ad adottare quattro bambini. Tre di questi entrarono nella sua vita in momenti nei quali lei non era sposata e furono quindi tecnicamente adottati da una single (il che in America è possibile da più di un secolo). A tutti e quattro, l’attrice attribuì il proprio cognome.
Uno di quei bambini, il più grande, una femmina, si chiamava Christina. Lei e Christopher, un suo fratello biologico adottato congiuntamente, vissero all’ombra della madre — o piuttosto, illuminati dalla sua luce. Abbiamo servizi fotografici che ritraggono Joan Crawford insieme ai due biondissimi pargoli, e quelle foto restituiscono una perfetta immagine di mamma americana della metà del Novecento, con tutti i fronzoli a posto, che in più è una star.

Quando Joan Crafword morì, Christina pubblicò un’autobiografia nella quale faceva della madre un ritratto infernale.
Aveva adottato quattro bambini al solo scopo di farsi pubblicità e di compiacere il proprio narcisismo; per lei i figli erano una questione di immagine; non li amava, non era in grado di amare altri che se stessa, era mentalmente disturbata e alcolizzata.
La lettura di Mammina cara ha reso assai più tristi alcune serate della mia adolescenza. Dal libro è stato tratto un film con Faye Dunaway, un musical che ogni tanto torna in scena e Christina Crawford, oggi più che ottantenne, rilascia interviste nelle quali non esita a dichiarare che sua madre “avrebbe dovuto stare in galera”.
Tutto questo è avvenuto in un’epoca in cui i controlli sugli aspiranti genitori adottivi erano molto meno severi e stringenti di quanto non siano oggi — in America come in Italia. Indipendentemente dal fatto che gli aspiranti genitori fossero uno o due.
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Adozione per i single: Dalila Di Lazzaro
Diverso è il caso di Dalila Di Lazzaro, che a partire dagli anni ’70 del secolo scorso ha interpretato da protagonista film diretti da Comencini, Lattuada, Alberto Sordi, Dario Argento, Klaus Kinski e altri grandi cineasti. E che nel 1992 presentò istanza di adozione come persona singola presso il Tribunale per i minorenni di Roma.
L’adozione per i single in Italia non era consentita neanche allora, ma lei aveva perso l’unico figlio l’anno prima e l’indicibile dolore l’aveva forse indotta a ingaggiare la battaglia. Voleva un altro figlio, voleva adottarlo anche se non aveva un marito accanto.

I suoi legali si richiamarono alla Convenzione Europea sull’Adozione dei Minori, che fu firmata a Strasburgo dai Paesi membri del Consiglio d’Europa nel lontano 1967 e che fin da allora concedeva anche a “un solo adottante” la possibilità, appunto, di adottare. L’istanza fu respinta con la motivazione che tale Convenzione non è vincolante.
Dalila decise di proseguire la battaglia e impugnò la sentenza in appello. La Corte d’appello pareva favorevole ad accogliere la linea della Convenzione di Strasburgo, ma rilevò un problema di compatibilità tra alcuni articoli della Convenzione stessa e della nostra Costituzione. La questione fu rimessa alla Corte costituzionale, la quale dichiarò che la questione dell’incostituzionalità non si poneva, perché la Convenzione di Strasburgo non è legge. La palla tornò alla Corte d’appello, che a quel punto accolse la domanda e stabilì che Dalila aveva il diritto di adottare.

Ma poi, il Procuratore Generale presso la Corte d’appello fece ricorso. Secondo lui, qualunque cosa dicesse la Convenzione di Strasburgo, l’unica a potersi applicare era la legge italiana — che non concede l’adozione alle persone non sposate, salvo casi eccezionali.
La legge italiana sull’adozione, n. 184 del 1983, prevede nell’articolo 44 (poi modificato in base alla legge n. 149 del 2001) alcune eccezioni alla regola secondo la quale solo le coppie sposate possono adottare bambini: in breve, l’adozione è consentita anche a chi non è coniugato qualora il minore sia orfano di entrambi i genitori e l’adottante abbia con lui un vincolo di parentela o una relazione affettiva preesistente; qualora il minore sia disabile; qualora non sia possibile effettuare l’affidamento preadottivo, cioè il periodo di convivenza tra il minore e gli adottanti che precede la pronuncia definitiva dell’adozione.
La Cassazione accolse il ricorso e cassò senza rinvio la sentenza. Niente adozione per la single italiana Dalila Di Lazzaro.
La Convenzione Europea sull’Adozione dei Minori del 1967 (riveduta nel 2008) afferma, per la precisione, che le leggi nazionali devono permettere l’adozione di un bambino da parte di: (a) una coppia eterosessuale sposata o comunque registrata; (b) una persona singola. Le ratifiche sono giunte da Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Romania, Spagna, Ucraina eccetera. Dall’Italia, ancora no.
Adozione per i single: Charlize Theron
Per età, e anche per bellezza, Charlize Theron potrebbe essere figlia di Dalila di Lazzaro. Ben al di là del possedere un lato B molto apprezzato per via di un vecchio spot pubblicitario, la diva sudafricana-statunitense è messaggera di Pace ONU ed è la fondatrice del progetto umanitario Africa Outreach Project, che combatte la diffusione dell’AIDS tra gli adolescenti africani. Il Sudafrica, suo Paese d’origine, è il luogo del mondo nel quale il maggior numero di persone è stato contagiato dal virus dell’HIV.

Da single, nel 2012 Charlize Theron ha adottato un bambino sudafricano, e successivamente è stato reso noto che avrebbe adottato anche una bimba afroamericana. Di conseguenza, da diverse testate giornalistiche abbiamo appreso come la seconda adozione non fosse che una conseguenza del naufragio della sua unione con Sean Penn: la povera donna aveva bisogno di colmare un vuoto nel suo cuore, tutto qui.
Su consumatrici.it si leggeva: “la diva si è appena separata da John [sic] Penn dopo una storia durata quasi due anni e ha deciso di ‘compensare’ il crack sentimentale con l’adozione di una bambina”. Su bluewin.ch: “il naufragio della liaison con l’attore statunitense Sean Justin Penn potrebbe aver giocato un ruolo decisivo”. Su si24.it si affermava che la bambina testé adottata “potrebbe colmare il vuoto nel cuore della Theron dopo la separazione da Sean Penn”.
Dunque, se (in un Paese nel quale le è concesso) una donna non sposata adotta un bimbo, si presume che lo faccia per consolarsi della propria disperante solitudine: nient’altro. Anche se è una donna stupenda e si può ritenere che la solitudine, nel suo caso, sia una scelta. E anche se un procedimento adottivo dura mesi se non anni, ed è impossibile che lei abbia adottato la bambina subito dopo la separazione da Sean Penn.
Per concludere…
Il pregiudizio è tenace. A volte, contro la madre single adottiva famosa — o assurta alle cronache — non si scatena il giornalismo “rosa” come nel caso di cui sopra, ma lo fanno gli haters.
I single sono una popolazione in crescita in molti luoghi del mondo, tra i quali l’Italia. Secondo l’ultimo censimento ISTAT, in dieci anni le famiglie composte da una persona sola sono aumentate del 43%; le famiglie composte da persone che non hanno una relazione di coppia, o del tipo genitore-figlio, sono aumentate del 39,1%.

La società è cambiata. Tuttavia, le persone singole che vorrebbero adottare un bambino continuano a non poterlo fare, nel nome del diritto del bambino ad avere un padre e una madre.
Certo, l’ideale per un ragazzino è essere allevato da una coppia di adulti compatibili e amorevoli, che restino insieme finché morte non li separi; ma nel nome di una mezza utopia, scartare tutto il resto non è un po’ come buttare l’acqua sporca col ragazzino dentro?